Rivolgo
un caloroso saluto alle autorità presenti; al Senatore Eugenio Comincini; ai
rappresentanti delle Forze dell’Ordine, alle Associazioni, alle Associazioni d’Arma e ai cittadini
intervenuti per celebrare il Giorno dell’Unità Nazionale e la Giornata delle
Forze Armate, ai piedi di questo monumento inaugurato nel 1927 per ricordare i
caduti Cernuschesi della Prima Guerra Mondiale ma poi tragicamente divenuto, nei
decenni seguenti, il monumento ai caduti militari della nostra città di un
altro conflitto mondiale e di tutte le guerre.
Un
ricordo commosso voglio dedicarlo a Pietro Polvara, per anni Presidente
dell’Associazione Bersaglieri di Cernusco sul Naviglio e che era qui con noi lo scorso anno, e a tutti i volontari
delle nostre associazioni che ci hanno lasciati in questo anno.
Era
il 4 novembre del 1921, a tre anni esatti dalla fine della Guerra Mondiale che
concluse il nostro Risorgimento, quando con la sepoltura della salma del milite
ignoto al Vittoriano si diede il via ad una ricorrenza che solo nel tempo
diverrà centrale per la memoria collettiva Nazionale: in quegli anni fu solo un
fuggevole attimo di concordia nazionale prima del baratro di debolezze che fece
soccombere lo Stato costituzionale di fronte all’avanzata del fascismo.
Ed
era poi il 4 novembre del 1944 quando - in piena guerra di Liberazione e con il
territorio ancora occupato e diviso - un fante, un marinaio, un aviere e un
partigiano salirono la scala dell'Altare della Patria per rendere omaggio al
Milite Ignoto: era la prima cerimonia di una nuova Italia che voleva celebrare
i valori di un popolo italiano che, come ebbe a ricordare anni fa il Presidente
Carlo Azeglio Ciampi ‘sentiva di essere Nazione, desiderava difendere l'integrità
della Patria, l'autorità e l'indipendenza delle sue istituzioni, nella
consapevolezza che soltanto sui valori dell'unità nazionale, del Risorgimento e
della tradizione militare si poteva ricostruire l'Italia delle libertà
civili’.
La
festa del 4 novembre, dunque, non è solo l'anniversario di un grande evento
della nostra storia nella quale ricordare il sacrificio dei nostri militari in
guerra: è il giorno della memoria comune degli italiani, il momento in cui
riflettiamo sulla responsabilità che ciascuno di noi ha oggi di servire
l’Italia e su quali valori riconosciamo il nostro essere uniti in una comunità.
L’Italia è
nazione di pace, di relazioni inclusive, di progresso diffuso, di sguardo
aperto e di rispetto: l'unità nazionale e la libertà sono strumenti che
custodiscono questi valori e sono conquiste straordinarie da difendere ogni
giorno, soprattutto in questo tempo spigoloso di sentimenti e relazioni. Vanno
difese grazie ad una unione d'intenti; sostenute attraverso la capacità di
lavorare insieme per il bene comune; costruite con il desiderio di provare la
felicità di fare qualcosa di utile per l’Italia tutta, partendo dalla propria
comunità locale e dalle persone che la storia personale di ciascuno – non
importa quale, non importa come - ci ha portato ad incontrare, nel destino
comune della vita che insieme condividiamo. Le relazioni positive che legano
ciascuno di noi e che spesso solo intuiamo sono molte di più di quelle che ci
spingono egoisticamente ad alzare muri: sono quelle che rendono possibile
un’Italia unita ed un sentimento di comunità. C'è davvero bisogno di Italia e
dei suoi valori, in Italia e in ciascuno di noi.
Anche
per questo rivolgo un saluto e un ringraziamento particolare ai rappresentanti
del Consiglio Comunale dei Ragazzi e delle Ragazze, oggi presenti da
protagonisti in questo momento istituzionale, e a Marco che da Vicepresidente ha portato la riflessione di tutti gli studenti Cernuschesi: la loro presenza, come avviene
anche in occasione delle celebrazioni del 25 Aprile, testimonia la volontà di
essere parte consapevole della vita civile della nostra città e offrono a
questa manifestazione un significativo sguardo di futuro.
Un
pensiero conclusivo lo rivolgo infine a tutti coloro che hanno scelto di far
parte delle nostre Forze Armate. A loro è affidato il compito di custodire, se
necessario anche con le armi, i valori dell’Italia e le nostre tradizioni di
civiltà, cultura ed amore della pace; di difenderli in Patria e di
testimoniarli nei differenti, complicati e impegnativi scenari operativi dove
sono chiamati, dalla prima missione nel 1982 fino ad oggi, ad intervenire: sono
oltre 6200 i soldati italiani impegnati in maniera continuativa nel 2019 in 43
missioni internazionali sotto l’egida dell’ONU, dal Libano, all’Iraq,
all’Afghanistan e in molte altre nazioni per mantenere la pace o nella lotta al
terrorismo. I Padri della nostra nazione dimostrarono il proprio amore per
l'Italia fino al sacrificio e lo fecero senza chiusure nazionali, sognando
un'Italia aperta all'Europa, vicina ad ogni popolo che ovunque nel mondo stesse
rivendicando la propria libertà o intento a contrapporsi ad ogni
prevaricazione. Furono testimoni di un'Italia capace di conquistare, sì di
conquistare il rispetto e l'ammirazione nel mondo proprio per questi generosi
sentimenti che i nostri soldati rinnovano con la loro professionalità. C’è
ancora bisogno di Italia, in Europa e nel mondo.
W le Forze Armate!
W l’Italia unita!
W l’Italia e suoi valori!
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