Autorità civili, religiose e militari, associazioni partigiane, combattentistiche e d’arma, cari concittadini: buona Festa della Liberazione!
Ringrazio Giovanna Perego, Presidente di Anpi Cernusco, e saluto con particolare affetto Giulia, Presidente del Consiglio Comunale dei Ragazzi e delle Ragazze, e Mario Manzoni, partigiano cernuschese, presente tra noi anche in questo 25 aprile ‘storico’ per la nostra comunità.
Nel gennaio 2020, in occasione della posa delle pietre d’inciampo in memoria di Roberto Camerani e Virginio Oriani deportati nei campi di concentramento dai nazifascisti, il Senatore Eugenio Comincini (che saluto e ringrazio per la sua presenza) lanciò l’idea di avviare il formale percorso per chiedere al Presidente della Repubblica il riconoscimento della Medaglia al Merito Civile per la nostra città. Una proposta raccolta dall’Amministrazione Comunale, dagli Uffici e da Anpi Cernusco e il cui iter, passando dall’integrazione - attraverso nuovi documenti - dello straordinario lavoro compiuto negli anni dal compianto professor Giorgio Perego, è arrivato a conclusione pochi giorni fa, il 20 aprile: il decreto firmato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, su proposta del Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, che conferisce questa onorificenza alla Città di Cernusco sul Naviglio, segna in maniera indelebile e ufficiale il contributo offerto alla resistenza.
Fu quello uno dei periodi più drammatici, come cinicamente sa fare la Storia con la S maiuscola quando si intreccia con le storie delle persone; anni che grazie all’azione di uomini e donne consentirono la liberazione dell’Italia dall'oppressione nazifascista; proprio come avvenne anche a Cernusco sul Naviglio nel pomeriggio del 26 aprile 1945, quando da questo portone Monsignor Guidali uscì urlando alla folla che aspettava in piazza che la guerra era finita e che i nostri, all’interno del palazzo a trattare, avevano raccolto la resa dei tedeschi.
Il riconoscimento ufficiale che riceviamo segnerà da oggi e per sempre il coraggio delle scelte di quei cernuschesi ma segnerà per sempre anche la memoria che loro stessi vollero garantire fin da subito e poi negli anni, attraverso l’impegno che assunsero nei vari ruoli istituzionali, politici, civili e associativi e poi nella consegna di quella memoria alle generazioni seguenti, via via fino a noi. Perché la memoria non può che essere affidata ad una comunità, in quella duplice accezione intesa, riprendendo da Luciano Manicardi, nell’intendimento etimologico del luogo in cui, tutti insieme “Com”, ci si prende in carico il “Munus”, cioè il Dovere e nello stesso tempo il Dono. Che, anche a costo della vita, quegli uomini e di quelle donne ci hanno preziosamente affidato.
Nelle motivazioni con cui ci è stata concessa l’onorificenza, vengono riconosciute due azioni degne di merito: in quei giorni tra il 1943 e il 1945, la popolazione cernuschese ‘ha combattuto contro l’occupazione nazifascista’ e poi ‘è stata solidale nei confronti dei cittadini sfollati dai bombardamenti’. Leggiamo le notizie di questi giorni ed è evidente come la Resistenza ci parli ancora oggi.
A fronte di una nuova guerra sul territorio europeo, davanti a persone in fuga dalle proprie case, in queste settimane Cernusco sul Naviglio, insieme a tanti comuni italiani, sta rinnovando la propria solidarietà nell’accoglienza di oltre 100 cittadini ucraini, con quella gratuità che quasi 80 anni fa altri cernuschesi dimostravano ai milanesi in fuga dai bombardamenti. E poi c’è una scelta di campo da fare, senza ambiguità.
‘L’attacco violento della Federazione Russa al popolo ucraino – ha ricordato qualche giorno fa il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella - non ha alcuna giustificazione. La pretesa di dominare un altro popolo, di invadere uno Stato indipendente, ci riporta alle pagine più buie dell’imperialismo e del colonialismo. L’incendio appiccato alle regole della comunità internazionale appare devastante; destinato a propagare i suoi effetti se non si riuscisse a fermarlo subito, scongiurando il pericolo del moltiplicarsi, dalla stessa parte, di avventure belliche di cui sarebbe difficile contenere i confini. Per tutte queste ragioni la solidarietà, che va espressa e praticata nei confronti dell’Ucraina, deve essere ferma e coesa. Dal “nostro” 25 aprile, nella ricorrenza della data che mise fine alle ostilità sul nostro territorio, viene un appello alla pace. Alla pace, non ad arrendersi di fronte alla prepotenza. A praticare il coraggio di una de-escalation della violenza, il coraggio di interrompere le ostilità, il coraggio di ritirare le forze di invasione. Il coraggio di ricostruire’.
Uno dei ricordi più belli di quando era bambina che ho ascoltato dai racconti commossi di mia mamma, è la felicità della fine della guerra annunciata dal suono delle campane e dalle persone che si abbracciavano felici per strada. La pace è un bene rinnovabile.
Anche la memoria, lo abbiamo imparato, è un bene rinnovabile. Per questo mentre vi parlo da questo palco, non mi sento sono solo, ma a fianco a me, e vi guardano negli occhi, ci sono gli uomini e le donne cernuschesi di quei drammatici anni.
Nel gruppo lì in fondo ci sono Antonio Castoldi, operaio della Pirelli, arrestato nel marzo 1943, e Giovanni Campagnone, operaio della Breda, arrestato durante gli scioperi del marzo 1944, deportato e morto a Mauthausen; al loro fianco altri colleghi operai cernuschesi, arrestati e deportati: Pietro Brevi, Luigi Colombo, Pietro Pastori e Tarcisio Porcellini.
Poco più in là c’è Celeste Bramati: fu lui a mentire di fronte ai mitra dei tedeschi in perlustrazione e giurare che no, quei due americani in fuga dal carcere di Monza non erano stati nascosti dalle famiglie della Cascina Gaggiolo per tre lunghi mesi di paura, proprio come fecero gli abitanti della cascina Colcellate con quattro prigionieri greci, per sei mesi.
C’è il Maresciallo Maggiore Pietro Pestuggia, sottufficiale dei carabinieri in servizio a Cernusco sul Naviglio nella Guardia Nazionale Repubblicana dal 16 settembre 1943 al 9 giugno 1944, che non è risultato abbia ordinato arresti o fatto rastrellamenti di renitenti o disertori, e che anzi è certo diede una mano a cavarsela al medico condotto Giacomo Pastore, segnalato quale sovvenzionatore dei partigiani.
C’è Don Secondo Marelli, con i suoi giovani dell’oratorio, scappato appena in tempo a Carugate e poi a Cantù, con la lista dei partigiani in tasca, prima che i repubblichini arrivassero a prenderlo in canonica. C’è anche Monsignor Guidali, appena uscito da Palazzo Tizzoni per annunciare la resa dei tedeschi.
Ci sono i commissari politici e i comandanti delle formazioni partigiane e tutti i loro uomini, sono più di 200: Giovanni Vanoli e Remo Bolzoni, della 105a Brigata Garibaldi, appena arrivati da Casina Fornace, dove c’era il deposito d’armi e da dove partivano gli ordini; Felice Frigerio e Mario Pirola (sarà lui il primo sindaco del dopoguerra), della 26a Brigata del Popolo, con Ginetta Frigerio e Giuseppina Pirola, staffette partigiane, e tutti i giovani studenti tirati su da Don Secondo Marelli; e per l’11a Brigata Matteotti, Erasmo Tosi e Vittorio Galeone, con Cesare Riboldi e Luigi Mattavelli, uccisi pochi giorni prima della liberazione in viale Assunta.
Ci sono i sei ragazzi prelevati nello loro case cernuschesi e deportati: Roberto Camerani, Quinto Calloni, Pierino Colombo, Virginio Oriani, Angelo Ratti, Ennio Sala, tutti accusati di cospirazione.
Ci sono i cernuschesi che operarono e combatterono in altre località, come Lino Penati, poliglotta, veterinario e poi etologo, o come Antonio Benelli “il guastatore”, morto il 20 novembre 1944 ad Agliano d’Asti insieme ad altri 7 partigiani, come racconta Beppe Fenoglio in un suo libro.
Ci sono tutti i cernuschesi che non passarono alla storia, ma fecero la storia con le loro scelte quotidiane, personali, di resistenza.
Quando da oggi accompagneremo il gonfalone di Cernusco sul Naviglio per le strade della nostra città con quella medaglia d’argento appuntata, accompagneremo le loro scelte e quelle di una generazione che non ha avuto dubbi da che parte stare per regalarci un’Italia libera, democratica e dei diritti.
E’ lo stesso impegno che facciamo nostro in questo giorno di memoria e di festa.
W il 25 aprile! W la Resistenza! W Cernusco sul Naviglio! W la pace!