Ieri, oggi e domani, a Milano e in 13 comuni dell’hinterland
(incluso Cernusco sul Naviglio) è in vigore il blocco totale del traffico dalle ore 10:00
alle ore 16:00.
Il presupposto di questa ordinanza è rappresentato da una
situazione di emergenza: 31 giorni consecutivi di livello di Pm10 fuorilegge
(97 dall’inizio dell’anno rispetto al valore limite di non più di 35 previsto
dalla normativa); il giorno di santo Stefano, nonostante il poco traffico in
città, livelli di particolato tra i 57 e 60 microgrammi (il limite è 50); il
meteo – assenza di precipitazioni piovose e di vento – che non aiuta la
dispersione degli inquinanti: ancora Sabato 26 Dicembre ARPA Lombardia
confermava almeno 3 giorni di condizioni meteo molto favorevoli all’accumulo di
inquinanti. Per questo il Comune di Milano ha optato per un’ordinanza forte
come lo sono 3 giorni di blocco del traffico a cui hanno aderito altri comuni
dell'hinterland, tra cui Cernusco, e che avrebbe avuto maggior efficacia se in
molti di più vi avessero aderito (Pioltello si è uinito da oggi)
Sulla necessità di misure strutturali e coordinate a
livello sovracomunale siamo tutti d’accordo, ma giusto per assegnare
correttamente le competenze, ricordiamoci che Città Metropolitana non ha delega
in materia di emergenza ambientale (come invece aveva richiesto) e quindi non
può imporre nulla ai comuni, mentre ce l’hanno il Governo e – con maggior
riferimento a Milano – la Regione Lombardia, che sull’emergenza non si è mossa.
Nell’incontro di ieri convocato finalmente dalla Regione sono stati proprio i Comuni
a proporre un decalogo di interventi http://www.ilgiorno.it/milano/smog-decalogo-1.1605586.
Non voglio farne una questione politica, è solamente la richiesta davvero ampiamente
condivisa di un maggior coordinamento su una materia così complessa e
certamente impossibile da risolvere localmente.
Nel frattempo, però, è vero che in situazioni di
emergenza – aspettando vento e pioggia - il blocco totale è l’unico strumento
che abbia una qualche efficacia, andando anche incontro alle indicazioni degli
esperti ai cittadini di circoscrivere se possibile le esposizioni all’aria
aperta proprio in tempi e luoghi di minor traffico e in aree verdi (per questo
avevo indicato nel comunicato stampa di settimana scorsa di utilizzare proprio le ore del blocco
del traffico per passeggiate e uscite in bici).
Per essere completamente
trasparente sul tema “blocco traffico” riprendo due dati riportati anche oggi
sulla stampa. Uno: l’Agenzia per la mobilità del Comune di Milano (Amat)
certifica che oggi il 50% delle polveri sottili a Milano sono prodotte dal
traffico (dunque è lì che bisogna concentrare gli interventi), il 22% dai
riscaldamenti. Due: uno studio della stessa Amat ha dimostrato che, nel passato,
le giornate senza auto hanno prodotto una diminuzione dello smog “solo” nel 40%
dei casi mentre non lo sono state nel 60% (ma sono state però utili diminuire l’immissione
di polveri nell’aria e perché, senza traffico, lo smog contiene meno carbonio e
dunque meno tossico).
Questo blocco ha provocato / sta provocando disagi ai
cittadini? Certamente per tre giorni questa ordinanza sta richiedendo a
ciascuno di noi di rivedere un poco la nostra agenda personale. Per quanto mi
riguarda: appuntamenti di lavoro aggiornati; scooter in garage e spostamenti
verso Milano con mezzi pubblici; mobilità a Cernusco esclusivamente a piedi;
una visita medica di un familiare prenotata da tempo rinviata di una settimana;
un po’ di sport al parco in orario di blocco del traffico. Ci sta: pensare che
le cose cambino senza cambiare noi è davvero impossibile.
Chiudo sui risvolti di politica locale. In tutti i miei
interventi di questi giorni avevo evitato di portare la discussione su questo
piano, proprio per concentrare la discussione rispetto all’emergenza e al
blocco. Avevo evitato di elencare quanto fatto dall’amministrazione
comunale di Cernusco in tema di politiche ambientali attive in questi otto anni.
Ad esempio e certamente per difetto: il nuovo regolamento edilizio, che tra l’altro fissa le linee guida per la
progettazione degli edifici in classe energetica almeno B; l’assegnazione del servizio
energia degli impianti pubblici mediante bando con un consumo massimo – a
parità di edifici al momento del bando – inferiore del 23%, anche grazie alla
riqualificazione degli impianti termici pubblici; la riqualificazione degli
impianti di illuminazione pubblici; la dotazione di impianti solare termico e
fotovoltaico (scuole, magazzino comunale,…); il forte sviluppo di piste
ciclopedonali; infrastrutture e servizi per la ciclabilità come il Bici Park e
il Bike Sharing casa-lavoro; il
mantenimento del livello di servizio di trasporto pubblico. Lo stesso
sviluppo da Cernusco Verde a Cem presuppone l’obiettivo di crescita della
raccolta differenziata ben oltre la soglia attuale e stabile del 65% e quindi
una diminuzione dell’impatto ambientale dello smaltimento, insieme ad una
completa sostituzione dei mezzi in servizio con altri nuovi e ecologicamente
meno impattanti. E sulla viabilità verrà presentato e discusso nei primi mesi
del 2016 il nuovo Piano Urbano del Traffico.
Ma ripeto, non voleva essere questo momento di emergenza il tempo per uno
scambio di accuse o rivendicazioni politiche. Per chi invece ha voluto ancora una volta
intenderlo in questo modo - http://claudiogargantini.blogspot.it/2015/12/blocco-delle-auto-tra-mille-sospetti.html - ho trovato appropriato quanto ha scritto oggi
Emanuele Trevi su “Il Corriere della Sera” nell’articolo “Un passo verso il meno (e il meglio)
senza fare prediche sulla decrescita”:
Cambiare le abitudini, in auto e a casa, per un benessere
che sia meno inquinante. L’idea giusta è forse rallentare. E non facciamone un
caso politico.
Una cosa è certa: le
immagini di Milano e dalla Val Padana ridotte come i più angoscianti scenari
dei film di fantascienza destano in tutti paura e sconcerto. Ma credo che
un’altra certezza vada accompagnata alla prima: quella, cioè, dell’inaudita
stoltezza, morale anche prima che civile, di chi tenta di sollevare un caso
politico da questa nuova sciagura. Chi va a votare dovrebbe riflettere su
questi episodi di pochezza intellettuale, prima di scegliere. Perché questi
polveroni demagogici hanno un solo merito involontario: quello di rivelare che
turpe idea della politica nutre chi li solleva.
La verità è una sola, e incontestabile: qualunque
governo, qualunque giunta municipale fosse stata in carica in questo dicembre
2015, il nuvolone di smog sarebbe stato lì, sulle teste e negli apparati
respiratori dei milanesi. Possiamo immaginare che il sindaco in carica di
Milano sia Giuseppe Verdi, o Topolino, o Einstein: il risultato non potrebbe
cambiare.
Non voglio assolutamente affermare che la politica non
possa migliorare le nostre condizioni di vita nell’unico mondo che abbiamo e
che stiamo trasformando in una trappola mortale. Come è successo a Parigi, la
politica può tentare di non pregiudicare il futuro, che appartiene di diritto a
chi verrà dopo di noi. Sono processi lunghi e faticosi, pieni di incertezze e
di spinosi dilemmi. Ma questo smog è il presente, e conviene chiedersi cosa
significa per ognuno di noi, considerato nella sua libertà e nella sua
responsabilità. E allora, prima di proiettare il nostro rancore e la nostra
paura su un’idea dei doveri di chi comanda, bisognerebbe iniziare con il dirsi:
l’aria irrespirabile è un’impronta digitale collettiva, la somma di lievi,
quasi impercepibili responsabilità collettive che unite si trasformano in un
gravissimo delitto. Siamo noi che portiamo i figli a scuola con la macchina,
che consideriamo normale che a Natale ci sia più traffico, che magari andiamo
(in macchina, ovviamente) a giocare a tennis, ma riteniamo inconcepibile fare
un paio di chilometri a piedi. Siamo noi che alla prima tramontana trasformiamo
la nostra casa in un forno e al primo giorno caldo vogliamo che case e negozi
somiglino a un frigorifero. Siamo noi che sprechiamo, sporchiamo, facciamo i
furbi. Siamo noi, in sintesi, che abbiamo un’idea bulimica e ipertrofica di
ogni forma di benessere.
Perché dentro di noi abita una specie di bambino pazzoide
che concepisce ogni limite come un’infelicità, e ogni minima privazione
volontaria come un affronto al nostro diritto a esistere. Ma la cosa più brutta
è che non riusciamo nemmeno a produrre dei modelli contrari credibili per
tutti, capaci di creare un contagio positivo. Perché non c’è nessun fascino nel
buon senso: non c’è, purtroppo, mai stato. Se uno dice, per esempio, che
conviene mangiare meno carne, non produce nessun pensiero capace di andare di
moda, di creare dibattiti e interviste. Nessuna celebrità in declino si
converte a un’idea di buon senso. Per noi, è meglio un’umanità che si strafoga
di insaccati e che produce al suo interno delle minoranze che odiano la carne,
e odiano pure il pesce, e già che ci sono non si mettono più i maglioni di lana
perché sono amiche delle pecore. E allo stesso modo, non c’è nessuna
possibilità di creare una nuova dannata «tendenza» evitando di riscaldare
troppo la casa. Una tacca o due del termostato: quale rivista, quale sito se ne
occuperebbe? Quanto è bello, al contrario, predicare la «decrescita»! Questo sì
che crea prestigio, cattedre universitarie, fama di sapienti.
Una delle cose più
terribili del nostro tempo è la morsa che ci stringe tra l’indifferenza della
maggioranza e la superiorità morale delle minoranze. La prima è fatta di
egoismo e abitudine, la seconda è una specie di marketing dell’utopia,
un’ossessione di purezza che finge di essere centrata sul mondo, ma bada solo a
se stessa. Di tutte queste cose è fatto lo smog: stupidità che si materializza
in polveri sottili e monossidi letali.
Chissà quante catastrofi ci
costringeranno a riprendere in mano il filo d’Arianna dell’intelligenza,
dell’empirismo. Quel discorso interiore forse opaco, ma pieno di dignità, che
ci fa ammettere che è vero, ogni giorno sbagliamo, forse non possiamo fare
altro, ma è pure vero che ogni giorno possiamo provarci, a spegnere una
benedetta luce, a farci una passeggiata. Un grande e dimenticato scrittore del
Novecento, Nicolas Bouvier, diceva che «un passo verso il meno è un passo verso
il meglio». Un passo: né l’immobilità irresponsabile, né il salto mortale di
cui nessuno ha la forza. Il meglio: che è una cosa diversa dal niente e dal
tutto, questi eterni produttori di smog. I seguaci di questa intelligenza senza
nome e senza lustrini non si sognano nemmeno di trasformare in uno «scontro
politico» le conseguenze drammatiche di una vita che nessuno ci ha insegnato a
vivere, e di cui nessuno possiede la formula esatta.
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