La strada che questa sera ci ha portato a
Expo, all’interno di Pianeta Lombardia, a parlare di una contadina lombarda
vissuta - forse - secoli fa e della sua invenzione “di far raffioli avviluppati nella
pasta”, parte da lontano: sono già passati quasi due anni da quando ci
chiedemmo per la prima volta cosa
avrebbe potuto rappresentare Expo2015 per Cernusco sul Naviglio, una città
di 33.000 abitanti alla periferia di Milano, nel territorio della Martesana.
Ci piacque l’idea – fu la risposta e anche l’auspicio
- di considerare Expo non solo come un evento, ma anche come un tempo: un tempo per
aiutarci a ripensare (o a riscoprire) il senso dell'essere uomini e comunità
nel terzo millennio, nella nostra città e nella nascente Città Metropolitana. Ci
dicemmo che sarebbe stato bello trovare il modo attraverso il quale un evento
così coinvolgente, ricco di contenuti e prossimo territorialmente ma proiettato
verso il mondo, potesse lasciare un
“sogno concreto” alla città, per il futuro.
Un po’ come fecero
alcuni Cernuschesi novantadue anni fa, quando decisero di festeggiare il
nascente mercato settimanale cittadino con una grande fiera delle eccellenze
agricole e commerciali – la Fiera di San Giuseppe – che ancora oggi, ogni anno
a Marzo, ci permette di “fare il tagliando” al nostro essere abitanti di questa
città.
Abbiamo così deciso di seguire per mesi le orme di Libista, a
volte protagonista, a volte comparsa, in numerosi libri e narrazioni: il
giornalista e scrittore Luigi Frigoli, che fu il primo ad incontrarla tra le
pieghe della storia e delle storie e a scriverne su un giornale locale, ce ne
fece scoprire le caratteristiche simboliche uniche che qua e là era possibile
cogliere.
Il cammino nel tempo si
concluse la scorsa primavera alla biblioteca Statale di Monaco di Baviera: lì è custodita una copia
del 1548 del libro “Catalogo
dell'inventori delle cose che si mangiano, delle bevande ch'oggidi s'usano”, scritta
dall’umanista Ortensio Lando. In quel libro si racconta - tra finzione e leggenda - di "Libista,
contadina lombarda da Cernuschio: fu l’inventrice di far raffioli avviluppati
nella pasta".
Una
citazione, questa, che probabilmente incrocia narrazioni dell’epoca e
tradizioni della campagna lombarda e che ci indica il legame di questa
pasta ripiena – il raviolo - e dei suoi ingredienti con un territorio, Cernusco e la Martesana che
dalla fine del XV secolo era diventato il centro di una delle più importanti
opere del genio civile dell’epoca, alla cui realizzazione aveva partecipato
anche Leonardo da Vinci.
Erano
infatti passati circa settant'anni da quando Francesco I Sforza, nel 1475,
aveva messo nero su bianco in un decreto ufficiale che El Navilio nostro de
Martexana si sarebbe fatto,
dando il via alla sua progettazione: una grande opera inaugurata sul finire del
XV secolo e che nascendo dall'Adda sotto l'antico castello di Trezzo, arrivava
a Milano a Cascina de' Pomm, per poi interrarsi a San Marco, irrigando con
oltre 129 bocche sparse sul suo percorso quasi 25.000 ettari di terreni
coltivabili.
Ce n’era abbastanza per
costruire un progetto di valorizzazione territoriale che permettesse di mettere in luce Cernusco sul Naviglio come una città
ricca di tradizioni e bellezze artistiche, ma con lo sguardo rivolto verso il
futuro; esempio – come amiamoci ripeterci – di città a misura d’uomo a pochi
passi da Milano.
Lo scorso Marzo – proprio in occasione della
nostra fiera - abbiamo messo in circolo la storia di Libista con una
serie di eventi e con un sito internet: una suggestione a disposizione della
città, delle sue realtà formative, associative e produttive/commerciali,
affinché la potessero arricchire fin da subito con proposte e iniziative.
Poi una sera siamo stati a cena
nel magico cortile del Pomiroeu di Giancarlo Morelli, a Seregno.
Chef Morelli è famoso in Italia e sempre più nel Mondo per aver legato la sua immagine alla capacità di innovare nella tradizione, denso di genuina passione per le proprie origini e per le origine del cibo.
Verso
mezzanotte – quando tutti i clienti se ne erano andati – gli abbiamo raccontato
della contadina Libista e gli abbiamo chiesto come se lo immaginasse quel
raffiolo avviluppato nella pasta: “lasciatemi qualche settimana per pensarci”
ci disse.
Siamo tornati. E abbiamo prima
ammirato e poi assaggiato come la storia immaginata intorno a quella contadina e quella di un intero territorio
fosse stata riassunta in un piatto – Il Raviggiolo di Cernusco sul Naviglio
– archetipo del raviolo e immaginato dallo Chef “per come poteva essere”
all’epoca di Libista.
Stasera Chef Giancarlo Morelli lo ha presentato.
C’è la pasta con la farina di grano saraceno,
quella che la tradizione vuole coltivata nei territori bergamaschi e bresciani già nel XV secolo e che poi, grazie al Naviglio della Martesana, era trasportata fino a
Milano; c'è l'acqua e ci sono le erbe dei nostri campi,
a seconda della stagione – questa sera piantaggine, tarassaco e achillea – che proprio
il Naviglio e le sue 129 bocche irrigavano; ci sono le lumache, mollusco tipico della campagna lombarda, di una cucina
povera diventata oggi ricercata; c'è il formaggio fresco a pasta bianca ottenuto daglia cagliatura di latte vaccino crudo o latte bovino, a ricordo dell’origine agricola della
Martesana; non ci sono le uova, ingrediente troppo ricco per una contadina dell'epoca.
E poi c'è la forma: unica, pensata in maniera originale da Chef Morelli per raccontare anche visivamente quell'arte di avviluppare raffioli nella pasta, manualmente pollice contro indice.
Ufficialmente “Il Raviggiolo di Cernusco sul Naviglio"
è un'iniziativa sviluppata in occasione di Expo 2015, all'interno di "Cernusco2032: la
città dell'innovazione", il
progetto pensato dal Comune di Cernusco sul Naviglio per riunire le azioni in
tema di attività produttive, new media e ambiente.
Nelle prossime settimane definiremo nei dettagli i
prossimi passi da compiere insieme. I più imminenti appaiono il coinvolgimento dei ristoratori
e delle attività commerciali della città (alcuni erano presenti e si sono
dimostrati davvero entusiasti del lavoro fatto e delle opportunità che possono
aprirsi) e un evento che presenti il
Raviggiolo in città.
Pensiamo però che tutto quello
che nascerà da questa sera sia ancora da immaginare.
Perché è davvero ricca di fascino e significato la
possibilità che la storia di una contadina cernuschese, citata in un libro di
quasi cinquecento anni fa, possa essere uno degli strumenti attraverso il quale
costruire oggi, con azioni concrete, il futuro della nostra città.
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ps: mentre stasera ritornavo verso casa in scooter, pensavo che Cernusco sul Naviglio e i suoi cittadini dovrebbero essere orgogliosi di questa serata tuttaltro che scontata, che ha reso protagonista tutta la nostra comunità al Padiglione Lombardia a Expo: io lo sono davvero.
Grazie a chi l'ha pensata, a chi l'ha realizzata, a chi ha risolto ostacoli insormontabili insieme agli immancabili ultimi piccoli problematici dettagli. Per chi ha voluto viverla dal vivo, la soddisfazione di poter dire "io c'ero".
Grazie a chi l'ha pensata, a chi l'ha realizzata, a chi ha risolto ostacoli insormontabili insieme agli immancabili ultimi piccoli problematici dettagli. Per chi ha voluto viverla dal vivo, la soddisfazione di poter dire "io c'ero".
(le ultime 3 foto qui sopra sono di Roberto Lauretta)
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