martedì 18 luglio 2017

IL VERO PRIVILEGIO DI ESSERE SINDACO STA NELLA POSSIBILITA' DI ESSERE IL PROSSIMO DI TUTTI


Durante il Consiglio Comunale di questa sera ho prestato solenne giuramento come Sindaco di Cernusco sul Naviglio. Qui sotto il mio discorso di saluto all'inizio di questo nuovo mandato amministrativo.
 
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Spettabile Presidente, Signore e Signori Consiglieri, Assessori, Cittadine e Cittadini, è con grande emozione ed onore che mi rivolgo a quest’aula in occasione della prima Assemblea di questa consigliatura.
Permettetemi innanzitutto di inviare un ringraziamento non rituale al mio predecessore Eugenio Comincini e attraverso la sua figura a tutti gli amministratori e consiglieri che hanno ricoperto negli scorsi cinque anni i ruoli e gli incarichi che ora - per volontà del corpo elettorale - sono affidati a ciascuno di noi. La presenza di alcuni di loro sui banchi di quest'aula sarà prezioso supporto al nostro operare, così come l'entusiasmo di chi - e rappresentano ben oltre la metà di questa assemblea - affronta questo impegno per la prima volta. Un particolare saluto, infine, lo rivolgo a Daniele Cassamagnaghi, già Sindaco di Cernusco sul Naviglio e ora nuovamente al servizio della nostra città.

L’inizio dei lavori del nuovo Consiglio Comunale è tradizionalmente un momento in cui lasciare in disparte per una volta la discussione sulla concretezza dell’azione e riflettere invece sull’idealità dei nostri compiti in quest’aula.

E’ per me un grande onore e un’emozione forte assumere solennemente, con questo giuramento, la carica di Sindaco di Cernusco sul Naviglio.

E’ un’emozione che ho voluto comprendere con coscienza in questi giorni anche rileggendo alcuni scritti dedicati alla storia della nostra città. Attraverso i nomi dei primi cittadini che hanno guidato Cernusco dall’Unità d’Italia ad oggi ho rivisto le scelte che hanno compiuto insieme alle loro giunte e ai consigli comunali per affrontare crisi economiche ed evoluzioni sociali, periodi di ricostruzioni dopo una guerra, nuove esigenze dei cittadini e possibili sviluppi messi a disposizione dalla tecnologia, nella concretezza di decisioni su scuole, strade, case, àmbiti lavorativi, mezzi di trasporto, infrastrutture, eventi di vita associativa e feste cittadine. Ho ripercorso quel cammino che la nostra città ha compiuto dalla consigliatura di Pietro Tizzoni, primo sindaco della Cernusco “italiana” del 1861, ai giorni nostri, riconoscendo l’arte pratica dell’amministrare l’oggi con uno sguardo verso il futuro che ci ha consegnato la Cernusco che conosciamo. E’ quello che da questa sera viene chiesto a noi di fare.

Avverto allora pienamente, come sono certo l’avverte ciascuno di Voi, la responsabilità del compito che ci viene affidato e penso sia questo un sentimento fondamentalmente legato al fatto che siamo innamorati della nostra città e – per chi ci è cresciuto – anche profondamente appassionati delle nostre radici. Per questo credo che “amministrare” non possa che far rima con “amare”.

Certo, risalendo all’etimologia della parola dovremmo sottolineare come “amministrare” significhi “servire”, addentrandoci nel tema del servizio civico e della cosa pubblica che sono due degli aspetti più affascinanti e alti della politica quando è fatta con passione ed è lontana dalle rivendicazioni e dalle attese di riconoscimenti personali. Ma nella costante testimonianza di attenzioni verso ogni persona che con caparbietà continuiamo a ricercare in questa epoca veloce in cui viviamo, penso che voler bene alla città da parte di chi la governa sia oggi la sfida più grande: per stabilire legami, incrociare tratti di strada e di vita, realizzare piazze di relazioni. Per sognare e rendere concreto il futuro, senza lasciare indietro nessuno. Per continuare a costruire una comunità. 

Sono sicuro che questo sentimento verso la nostra città sia forte in ciascuno di noi e per questo mi auguro che questi prossimi cinque anni di confronto, tra maggioranza e minoranza, ci vedano protagonisti anche di spunti condivisibili, certo di posizioni contrapposte e di decisioni non necessariamente unanimi ma comunque nel rispetto reciproco e per il bene della città. Faccio un passo in più. Sono convinto del ruolo fondamentale che può giocare la minoranza se declinato in modo positivo come proposta, stimolo e controllo: da parte mia e dell’intera Amministrazione posso già garantire lealtà e collaborazione, nel rispetto dei ruoli ricoperti da ciascuno. Così come sarà pieno l’impegno a recuperare la passione verso la città dei nostri concittadini che hanno deciso di non recarsi alle urne in occasione delle ultime elezioni comunali: è un dato purtroppo significativo  all’interno di un fenomeno più ampio, che non riguarda solo Cernusco, e per quanto ci compete abbiamo il dovere di essere antidoti, con il nostro esempio e le nostre azioni, per ridimensionarne la portata.

Una città cresce e si sviluppa partendo dalle sue radici, dicevamo, ma non appartiertiene ai ricordi. Anzi, nel nostro essere amministratori protempore dovremmo e dovremo lavorare con tutte le nostre energie per consegnare la città che abbiamo preso in prestito dai nostri nipoti, migliore di come l’abbiamo ricevuta. Giorgio La Pira nel 1954 davanti all’Assemblea della Croce Rossa Internazionale a Ginevra, lo raccontava così: sono venuto per affermare il diritto all'esistenza delle città umane, un diritto di cui siamo titolari, noi della generazione presente, ma del quale sono titolari ancor di più gli uomini delle generazioni future; un diritto il cui valore storico, sociale, politico, culturale, religioso si fa più grande a misura che si chiarisce, nella meditazione umana attuale, il significato misterioso e profondo delle città. Ogni città è una rocca sulla montagna, è un candelabro destinato a rischiarare il cammino della storia.

Raccogliamo su di noi, dunque, la storia delle donne e degli uomini che hanno condotto Cernusco fino a qui e affrontiamo con fiducia e energia questo compito: tocca  a noi! Stiamo per iniziare insieme uno dei più coinvolgenti viaggi collettivi che la politica permette di realizzare quando è fatta insieme, quando un “io” si trasforma in “noi”. “Me, we”, “Io, noi”, direbbero i versi della poesia che il più grande atleta della storia sportiva mondiale, il pugile Muhammad Alì, declamò ad Harvard nel 1975.

E ai più giovani tra i consiglieri di questo nuovo mandato, di maggioranza e di minoranza, avanguardie della generazione che verrà, rivolgo le stesse parole che nel discorso di insediamento del 29 Giugno 2007 proprio il Sindaco Eugenio Comincini rivolse a quei giovani che, su questi banchi e alla loro prima esperienza amministrativa, lo avrebbero affiancato nel nuovo impegno alla guida della città: gli occhi di molti saranno sopra di noi e lo saranno soprattutto su chi è più giovane perchè le attese di cambiamento si concentrano proprio in chi ha ancora molto futuro davanti. Non cadiamo nell’errore di diventare vecchi anzi tempo, con stili e pratiche non nostre! Non perdiamo l’occasione di saper innovare

Faccio allora mio l'augurio ricevuto da un’amico in questi giorni che mi invitava ad essere “un Sindaco di prossimità”, proprio come le parole che mi ero appuntato anni fa sulla controcopertina di un libro, di autore anonimo ma citate dall’ex Sindaco di Boston, Thomas Menino: The true privilege of being Mayor is that I have the opportunity to be everyone's neighbor - Il vero privilegio di essere sindaco sta nella possibilità di essere il prossimo di tutti.

Il privilegio di essere prossimo di tutti, di ciascuno. E’ l’augurio che mi faccio e faccio a voi all’inizio di questo tempo di responsabilità e amore per la nostra città che iniziamo insieme questa sera.

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