E’ il
weekend dei 50 anni della Parrocchia di San Giuseppe Lavoratore a Cernusco Sul
Naviglio, la mia da sempre.
Questa
sera l’apertura del fine settimana di festa con un incontro di riflessione e di
testimonianza “nel quale – come diceva l’invito - porremo anche
un’attenzione particolare ad alcuni nostri parrocchiani che, cresciuti in
Oratorio Paolo VI e frequentando anche la nostra chiesa, sono o sono stati
“onorati protagonisti” della vita: nell’ambito civico-politico, il nostro
attuale sindaco Ermanno Zacchetti, e nell’ambito sportivo, il campione di
atletica Simone Collio, entrambi presenti; mentre solo come testimonianza: il
nostro eccezionale basso Gianluca Buratto, al seguito di grandi maestri d’opera
e il nostro, tanto amato, don Luca Raimondi che dal 1° luglio sarà vicario
episcopale della Zona pastorale di Rho, compito gravoso ed impegnativo a fianco
dell’arcivescovo Delpini".
Questo il mio intervento.
Chi ha
avuto l’età giusta per fare il chierichetto a cavallo degli anni 70/80 nella
nostra Parrocchia si ricorderà che nelle settimane precedenti la vestizione
ufficiale prevista durante la messa domenicale delle 11.00, era il Parroco in
persona a seguire gli aspiranti chierichetti con alcuni pomeriggi di lezione su
come prestare il proprio servizio sull’altare.
Prima di
entrare nei dettagli tecnici dei movimenti, degli inchini all’unisono e degli
spostamenti in quella che oggi è per metà cappellina dell’oratorio e per metà
salone Don Bosco ma che allora era la nostra chiesa, Don Giuseppe indicava il
gradino che divideva l’altare dallo spazio dove stava la gente durante le
celebrazioni per ricordarci che lassù, sopra quel gradino, certo saremmo stati
i ragazzi più bravi e più “in vista” della parrocchia ma che per questo il
nostro esempio nel servizio avrebbe dovuto essere altrettanto irreprensibile e
fatto con amore.
La storia, lo sappiamo, si manifesta nel
presente attraverso le azioni delle persone come risultato di tante storie –
familiari, personali e di una comunità intera - che in ciascuno si intrecciano e
si consolidano: attraverso quella misteriosa modalità di archiviazione dei
ricordi adottata inconsciamente dalla nostra mente, avevo certamente aperto anche questo file un po’ impolverato ma
attivo quando nel primo Consiglio Comunale della nuova consigliatura lo scorso
luglio ho prestato giuramento sulla Costituzione Italiana da Sindaco protempore
della città di Cernusco sul Naviglio.
“Avverto pienamente
– dissi nel mio discorso di insediamento parlando ai nuovi assessori e
consiglieri comunali - la responsabilità del compito che ci viene affidato e
penso sia questo un sentimento fondamentalmente legato al fatto che siamo
innamorati della nostra città e – per chi ci è cresciuto – anche profondamente
appassionati delle nostre radici. Per questo credo che “amministrare” non
possa che far rima con “amare”. Certo, risalendo all’etimologia della parola
dovremmo sottolineare come “amministrare” significhi “servire”, addentrandoci
nel tema del servizio civico e della cosa pubblica che sono due degli aspetti
più affascinanti e alti della politica quando è fatta con passione ed è lontana
dalle rivendicazioni e dalle attese di riconoscimenti personali. Ma nella
costante testimonianza di attenzioni verso ogni persona che con caparbietà
continuiamo a ricercare in questa epoca veloce in cui viviamo, penso che
voler bene alla città da parte di chi la governa sia oggi la sfida più grande:
per stabilire legami, incrociare tratti di strada e di vita, realizzare piazze
di relazioni. Per sognare e rendere concreto il futuro, senza lasciare indietro
nessuno. Per continuare a costruire una comunità”.
Ho vissuto 46 di questi 50 anni della nostra
Parrocchia e sono convinto che proprio l’intreccio di relazioni tra le persone
e l’apertura verso gli altri che generarono questa comunità in un quartiere
dove nel 1968 erano sorti molti stabilimenti e dove rapidamente si stavano
insediando giovani famiglie (oltre 700, di provenienze molto diverse, di cui
131 sposate da meno di cinque anni) siano state il valore aggiunto per Cernusco
sul Naviglio e per affrontare le sfide per certi versi immutate che la società
di oggi ci mette ancora di fronte nella città dell’uomo. Un’energia generatrice
che da quel big bang di 50 anni fa ha poi segnato le esperienze che ciascuno di
noi ha vissuto in ogni momento di vita comunitaria o di impegno in oratorio.
Che ha segnato ciascuno di noi.
Chi ha avuto l’età giusta per fare il chierichetto a cavallo degli
anni 70/80 ha avuto anche l’età giusta anche per essere un 18-19enne all’inizio
degli anni 90 e un giovane sempre più adulto negli anni seguenti, destinatario
privilegiato di un bellissimo cammino di formazione che il Cardinale Carlo
Martini volle riservarci nei nostri anni in cui – e cito Don Luca, oggi Vicario
Episcopale e allora amico innamorato di Gesù – “ciascuno dice quei sì e quei no
che segnano una vita”: la scuola della parola del primo giovedì del mese; le
veglie in Traditione Symboli nel Duomo di Milano; il percorso dell’Assemblea di
Sichem, per mettere al centro la fede come scelta consapevole; il Sinodo dei
Giovani e quel titolo – Sentinelle del mattino – evocativo dell’evento vissuto
da milioni di giovani nel corso del grande giubileo del 2000. Momenti vissuti
insieme come gruppo giovani dell’oratorio Paolo VI e poi meditati personalmente
e poi ancora riversati nel servizio personale da catechisti, animatori,
allenatori e volontari, non solo in oratorio ma anche in tante associazioni e
realtà della città.
C’è una bellissima lectio del Cardinale Carlo Maria Martini che
commentando l’esperienza di Zaccheo, invitava i giovani ad attraversare la
città (“Entrato in Gerico, attraversava la città), senza paura di essere santi.
E’ di 16 anni fa, ma ci sono passaggi che sembrano scritti oggi.
“Carissimi giovani, abbiate anche voi il coraggio di attraversare
la città […]. Nel cammino delle “Sentinelle del mattino” avete capito la
bellezza di attraversare la città dove abitano e lavorano gli uomini
e le donne di oggi […]. Restate vicino ai poveri, ai poveri di ogni
categoria (poveri di pane, di affetto, di cultura, di libertà, di salute,…)
mediante il rapporto personale e attraverso una convinta dedizione alle
istituzioni civili. Abbiate una grande capacità di iniziativa per costruire il
mondo […]. Amate la nostra città e il nostro Paese, e apritevi alle dimensioni
del mondo. Studiate e siate competenti nella vostra professione, siate uomini e
donne di giustizia, gente che dà quattro volte tanto a chi ha bisogno di
presenza e di aiuto. Sappiate prendervi a cuore la dimensione civile della
vita. Partecipate con frutto ai corsi di formazione sociale e politica, e
assumete progressivamente, a diversi livelli, le prime responsabilità pubbliche
[…]. Attraversate la città contemporanea con il desiderio di ascoltarla, di
comprenderla, senza schemi riduttivi e senza paure ingiustificate, sapendo che
insieme è possibile conoscerla nella sua varietà diversificata, nella rete di
amicizie e di incontri, nella collaborazione tra i gruppi e le istituzioni.
Favorite i rapporti tra persone che sono diverse per storia, per provenienza,
per formazione culturale e religiosa. Possiate essere il fermento e i promotori
di nuove “agorà” dove si possa dialogare anche tra coloro che la pensano
diversamente in una ricerca appassionata e comune. Dobbiamo creare piazze nuove
tra le nostre case, dove ci siano, nel rispetto reciproco, vere possibilità di
intesa tra il fratello, il cittadino e lo straniero, secondo le esigenze
attuali della vita, dello studio e del lavoro […]. La cura della comunità e
l’attenzione al vivere civile siano sempre tenute insieme […]. Col coraggio e
la fiducia di Gesù, attraversate la città! Non abbiate paura di essere i santi
del nuovo millennio”.
Anche io, oggi nel ruolo di Sindaco
protempore, sto provando a fare – insieme a tante, a tutte le persone di buona volontà - la mia
parte attraversando Cernusco sul Naviglio.
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