Autorità civili e militari, associazioni partigiane,
combattentistiche e d’arma, concittadini: buona Festa della
Liberazione!
Un saluto particolare
lo rivolgo al partigiano Cernuschese Mario Manzoni, che ho intravisto con la
sua bicicletta in questa piazza come 73 anni fa.
Non nego una grande
emozione nel prendere la parola davanti a voi, per la prima volta da sindaco in
fascia tricolore, in occasione delle celebrazioni del 25 Aprile, in questa
piazza così ricca di simboli e di suggestioni.
In questi giorni sono
andato a rileggermi gli spunti storici di quei giorni cernuschesi di 73 anni
fa, i racconti e le storie di donne e uomini che con le loro scelte e le loro
azioni hanno resistito.
Se chiudo gli occhi
mi sembra di rivederli per queste vie, per queste piazze, in quegli ultimi
giorni di aprile del ’45.
Arrivando stamattina
da via Tizzoni mi è parso di incrociare Antonio, Antonio de Stefani, in bici
con suo figlio Francesco seduto sopra la canna della bici e le armi sotto, ben
nascoste in un sacco, da portare al sicuro in cascina per il giorno
dell’insurrezione.
E prima, mentre uscivamo
tutti noi insieme dalla chiesa di Santa Maria, mi sono voltato verso Carugate e
mi è sembrato di risentire i colpi di arma da fuoco di ieri tra i nostri e i
tedeschi quando si sono incrociati sulla via lì, all’altezza del Collegio delle
Marcelline. Due dei nostri sono morti.
E nell’angolo di
questa piazza, laggiù vicino al comando, li avete visti anche voi vero qualcuno
dei nostri entrare all’Osteria del Tavola, dove si ritrovano spesso
ultimamente: forse siamo alla vigilia di qualcosa di davvero importante.
E lì, di fianco a
Voi, eccola Giuseppina Pirola, la staffetta della 26^ Brigata del Popolo, che
va alla Cooperativa a prendere il latte guardando in su un po’ preoccupata per
le mitragliatrici che i tedeschi da oggi 25 Aprile hanno puntato sulla piazza
dalle finestre Palazzo Tizzoni.
Chissà quanti altri
ne avrete incontrati anche voi!
Quando parliamo di
resistenza, quando parliamo di liberazione, non dobbiamo mai dimenticare che
parliamo di donne, di uomini, delle loro vite, del loro coraggio, delle loro
scelte.
E come ha ricordato
ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricevendo al Quirinale le
Associazioni combattentistiche e d’Arma per la cerimonia del 25 Aprile,
“bisogna guardare con riconoscenza a chi ha lottato, a chi ha sacrificato la
propria vita per la libertà, per la giustizia e per la democrazia,
consegnandoci un patrimonio di valori che va custodito e trasmesso”.
Voglio allora
ringraziare Carolina, Presidente del Consiglio delle Ragazze e dei Ragazzi, e
Marta, che è stata eletta lo scorso lunedì e che le subentrerà nei prossimi
giorni in questo ruolo, entrambe presenti oggi a questa commemorazione insieme
ad altri giovani consiglieri.
Come per le
celebrazione del 4 Novembre, lo scorso anno, anche oggi deporranno una rosa
bianca nei luoghi del ricordo della nostra città, segno di sincera gratitudine
verso donne e uomini cernuschesi che 73 anni fa scelsero di testimoniare, in
queste vie e in queste piazze, l’appartenenza ad una comunità fondata sulla
pace, sul rispetto, sull’accoglienza.
Una generazione,
quella che visse il secondo conflitto mondiale, che anche a Cernusco sul
Naviglio pagò un prezzo altissimo e a cui la guerra rubò cinque partigiani, tre
deportati civili, settanta soldati e due donne.
“La Resistenza – ha
continuato Mattarella – “ha
ridato dignità all'Italia e per questo va ricordata insieme ai suoi valori,
specie in un periodo in cui riaffiorano rigurgiti di autoritarismo, di
negazionismi, di indifferenza rispetto ai fondamentali diritti della persona,
di antisemitismo".
Sta a noi. Sta a noi
conservare quella dignità e riconoscerla ad ogni donna e uomo che il presente
di questa nostra società veloce tende ad escludere, ignorando il passato e
oscurando il futuro. Sta a noi non lasciare indietro nessuno.
Sta a noi e sta alla
politica o per usare le parole pronunciate il 25 Aprile di sei anni fa
dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – a cui vanno la mia
e nostra vicinanza e affetto in queste ore di trepidazione per le sue
condizioni di salute – sta a quel “bisogno della politica come impegno
inderogabile. Ci si fermi a ricordare e a riflettere prima di scagliarsi contro
la politica. Dinanzi alla crisi non solo economica che ha investito l’Italia e
l’Europa, abbiamo bisogno di attingere alla lezione di unità nazionale che ci
viene dalla resistenza e abbiamo bisogno – diceva appunto il Presidente
Napolitano - della politica come impegno inderogabile”.
Lo dico pensando al
vuoto istituzionale di un governo non ancora insediato dopo oltre 50 giorni
dalle lezioni. Lo dico oggi con lo sguardo da sindaco verso la nostra comunità,
consapevole del privilegio di rappresentare la mia città e della responsabilità
che deriva da questo ruolo. Lo dico pensando ad ogni gesto di attenzione che
ciascuno di noi può porre in essere come azione di politica buona compiuta da
chi si sente coinvolto nella gestione della vita della
sua città in prima persona; da chi soffre, ama, “se la caccia” per un diritto
di chi gli sta accanto; da chi trova la propria realizzazione nella
partecipazione alla vita collettiva e nella costruzione del “bene comune”. Di
chi, oggi, civicamente resiste.
Una generazione nata
nella povertà della guerra liberò l’Italia e lavorando forte se la prese sulle
spalle per consegnarcela ricostruita, anche nei valori. Da quella generazione
nacquero anche politici che accompagnarono questa ricostruzione, che scrissero
la Costituzione Italiana e la approvarono 70 anni fa, che immaginarono
un’Europa unita, senza barriere e senza guerre. Che tradussero diverse
sensibilità prima in un unico obiettivo – la liberazione dell’Italia – e poi
definirono diritti e doveri nella fatica del confronto e della sintesi, proprie
della politica e delle istituzioni, lontani da populismi, divisioni e facili
soluzioni.
Chiudo ancora gli
occhi.
Sono ormai le 4 del
pomeriggio del 26 Aprile e dentro al palazzo già da molte ore ci sono i nostri
a trattare. Ci sono Felice Frigerio e Mario Pirola, il fratello di Giuseppina,
quella che passava di qui ieri sera per andare a prendere il latte in
cooperativa: Felice e Mario sono della 26a Brigata del Popolo; con loro c’è
Giovanni Vanoli, della 105a Brigata Garibaldi e ci sono Vittorio Galeone ed
Edvigio Sirtori, dell’11a Brigata Matteotti; Gian Luigi Barni, del Partito
d’Azione; il Prevosto Monsignor Claudio Guidali, con Mario Lucioni che starà
traducendo per gli uni per gli altri.
Qui in questa piazza
che i fascisti hanno intitolato al loro Ettore Muti siamo in tantissimi, ogni
ora che passa sempre di più.
Pensa che bello se
questa piazza un giorno potesse cambiare nome e diventare, che ne so, piazza
Giacomo Matteotti, a ricordare per tutti gli anni a venire, anche tra 70, 100
anni, la disciplina del rispetto delle regole e l’onore di una condotta
personale coerente, da parlamentari o da cittadini. Una sorta di resistenza
civica da tramandare di generazione in generazione, con ancora più forza quando
il ricordo di questa voglia di sole, di giustizia e di pace che oggi attraversa
questa piazza sarà un po’ sbiadita.
Ma attenzione, il
portone di Palazzo Tizzoni si sta aprendo, è Monsignor Guidali che sta uscendo
urlando che è finita, la guerra è davvero finita!
Abbracciamoci e
facciamo festa; che la Banda de Cernusc torni a suonare dopo tre anni di
silenzio.
W la Resistenza!
W Cernusco sul Naviglio!
W l’Italia liberata!
Nessun commento:
Posta un commento