lunedì 30 giugno 2008

JUVENTUS SOCCER SCHOOLS


Sono stato in vacanza ad Alimini, Puglia, al Villaggio Bravo, dove si svolgeva una delle settimane di Juventus Soccer Schools.
E' una bella iniziativa che coinvolge i ragazzi dai 6 ai 15 anni e da "malato" quale sono ho passato un'ora e mezza la mattina a seguire gli allenamenti dei più piccoli, prendendo appunti su modalità d'allenamento ed esercizi/giochi con il pallone: mi serviranno per la scuola calcio GSO a Settembre.
Mi è piaciuto molto lo stile con il quale i tre giovani allenatori - Andrea, Luca e Demetrio - si sono proposti ai ragazzi: molto gioco e nessuno stress, ma quella punta di disciplina (la maglia sempre nei pantaloncini, i calzettoni sempre alzati, la puntualità, l'attenzione alle spiegazioni, etc.) che non guasta mai, anche in vacanza. Non guasta mai anche nelle piccole realtà sportive di periferia, dove a volte l'atteggiamento di allenatori/dirigenti/genitori è troppo, troppo sopra le righe rispetto al risultato, ma poco rispetto al fair play e alla disciplina.

mercoledì 18 giugno 2008

17.06.08, ZURICH LETZIGRUD STADION, SETTORE 19, FILA 12, POSTO 14


Ci sono partite che è già bello viverle davanti al televisore. Figuriamoci dal vivo, nello stadio.
Martedì 17 giugno 2008 Zurigo è una città profondamente svizzera colorata di calcio: le banche e il lago e l'ordine della città invasi da colori, stand, tifosi, vociare, bandiere.
Alla mia prima con la Nazionale, in un appuntamento così importante, ci avevo pensato da tempo. Prima di tutto: cosa indossare? Immaginando la divisa bianca dell'Italia contro la Francia, avevo comprato la nuova maglia d'allenamento bianca, ma poi ho pensato che la mia amata e vecchia Kappa 2002, acquistata per il Mondiali di Corea, passata per il biscotto pannordico in quel di Portogallo e poi dal trionfo di Berlino, meritava di esserci.
Eccomi dunque pronto, 4 ore prima della partita, nella hall del Zurich Marriott Hotel, dove una giovane ragazza bionda offre parecchi soldi per un biglietto di Francia-Italia. Nessuno si sogna di venderglielo. Un gruppo di tifosi rumeni, molto confident sul risultato della loro nazionale, è in partenza per Berna, dove li aspetta invece la disfatta. I francesi con cui parlo sono allineati con il loro allenatore: Francia e Italia fuori a braccetto.
Arriviamo al posto di blocco a qualche isolato dallo stadio un'oretta prima dell'inizio della partita, bagnati fradici sotto un diluvio primaveril-estivo (ma la temperatura è quantomeno autunnale), ma chi se frega, si va a vedere Francia-Italia! Gruppi di tifosi, qualche papà con figli, polizia e militari a non finire, bancarelle di merchandising (ma 40 euro per una maglietta-ricordo semplice semplice mi sembrano davvero troppi), doppio controllo dei biglietti, ed infine lo stadio. Stile e capienza tipo il Comunale di Torino, architettura evidentemente datata (credo che sfiori gli 80 anni di vita). Il mio posto è nella tribuna opposta a quella delle autorità/giornalisti/telecamere, verso la curva italiana. Il colpo d'occhio all'interno dello stadio è fantastico e gli italiani sono davvero tanti. Coreografia sul campo, dal maxischermo Thuram e Del Piero invitano a combattere il razzismo, le formazioni ufficiali dello speaker, le squadre entrano in campo, l'inno. Difficilmente mi commuove l'inno nazionale da casa, ma lì, in quel momento, cantato a squarciagola insieme a migliaia di persone, fa tutto un altro effetto.
La partita parte piano, Toni si mangia due gol pazzeschi, poi la fortuna gira: l'infortunio di Ribery, l'espulsione, il rigore, Pirlo...manca solo l'Olanda. E quando la curva italiana, informata da parenti e amici italiani sul risultato contemporaneo di Berna, esplode in un urlo liberatorio, sembra davvero fatta. Anche il tabellone annuncia il vantaggio, poi doppio, dell'Olanda e De Rossi chiude qui qualsiasi ipotesi di ribaltone dei francesi.
I francesi non ci credono più, ovviamente, e la curva italiana li incita con un "presaperilculeggiante" Allez les bleus...à la maison.
Fischio finale, giocatori italiani sotto la curva, con il capitano Buffon che rimane qualche minuto in più dei compagni ad applaudire noi pubblico. Alcuni tifosi francesi davanti a noi si girano e ci ringraziano perchè finalmente si libereranno di quel matto del loro allenatore.

Il ritorno all'albergo meriterebbe di essere lungo ore e ore; tra clacson di auto festanti e bandiere Zurigo è più italiana che mai. L'Italia, dopo 30 anni, ha battuto senza extra-time e rigori la Francia. Non so dove arriverà questa nazionale in questo europeo, ma è già bello così, essere qui a Zurigo e poter vivere vittoria, partita e dopo-partita senza il sottofondo di chiacchiere e commenti di esperti o simil-tali schierati in tv, oggi mi immagino particolarmente esaltanti ed esaltati.

Zurigo, notte, camera d'albergo, I-pod, playlist "Italiani da cantare". Sigla finale.

lunedì 16 giugno 2008

LA MIA PRIMA NAZIONALE...DICIAMO LA SECONDA

Domani sera, alle 20.45, sarò seduto sulle tribune del Letzigrud Stadion di Zurigo per l'attesissima Francia-Italia. Ci vado per lavoro, ma il tifoso che è in me sarà ugualmente presente e vivo.
Ci pensavo ieri: è la prima volta che assisto dal vivo ad una partita della Nazionale, sono curioso di vedere l'effetto che fa...In realtà la Nazionale l'ho incontrata parecchi anni fa, quando gli Allievi del Milan fecero un amichevole (quelle definite "di allenamento") con la Nazionale (quella di Vicini come allenatore e Vialli e Zenga e quella generazione lì in campo). A memoria credo fosse la primavera del 1987 (21 anni fa!), ma non potrei giurarlo.
Io entrai a metà ripresa, sulla fascia destra, e avevo di fronte Sebino Nela, della Roma. Non beccai una palla e segnò anche un gol di testa saltando non so quanto più alto di me, ma ricordo nitida l'emozione fortissima di quei venti minuti in campo.
Chissà cosa proveranno i giocatori domani sull'erba del Letzigrud Stadion...
e.

venerdì 13 giugno 2008

MARTEDI 17 GIUGNO 2008: DESTINAZIONE ZURIGO

L'Italia ha appena pareggiato con la Romania 1-1.
Martedì ci giochiamo tutto contro la Francia.
Ci sarò.

martedì 10 giugno 2008

MILANO 2031

Per chi volesse avere un'idea dell'impatto di un Expo su un territorio, per chi volesse tentare di immaginare come potrebbe essere Milano nel 2031, consiglio una visita a Siviglia (sede di Expo nel 1992): ci sono stato lo scorso weekend nell'ambito di un evento (complimenti agli organizzatori: imponente!) della seconda banca italiana.
Da una parte infrastrutture moderne: tram funzionanti, ponti moderni (il solito Calatrava futurista...), strutture imponenti (il più grande teatro all'aperto d'Europa; lo stadio Olimpico, etc.), un'intera area oltre il fiume riqualificata con strutture e padiglioni dalla forma avveniristica (certamente per il 1992), etc.
Poi, qua e là, scopri che lo stadio non è granchè utilizzato (il Betis ha il suo stadio, il Siviglia ha il suo stadio, entrambi deiversi da quello olimpico...), che l'area Expo92 è meta soprattutto del tour in battello sul fiume ma le opportunità di utilizzo zono ancora oggi tutte da scoprire (giusto la sede della Giunta Regionale dell'Andalusia e qualche Università), etc.
Per questo penso al nostro Expo milanese e davanti ai rischi possibili spero che sia davvero un trampolino di lancio per tutta l'area metropolitana di Milano e per l'Italia e non invece un "Italia '90 bis".

ps: Al di là dell'Expo, Siviglia è davvero bellissima e la serata in Piazza di Spagna completamente arredata per la cena di gala di 3.500 persone, con il concerto di James Blunt per il gran finale, è stata davvero incredibile.

mercoledì 4 giugno 2008

AMARCORD TMC


Più o meno otto anni fa, TMC si apprestava a trasmettere l'ultimo Campionato Europeo della sua storia: il fantastico duo Caputi-Bulgarelli, antesignano del duo Caressa-Bergomi, dava voce all'ultimo grande evento sportivo calcistico dell'imminente La7 e alla "drammatica" finale Francia-Italia, persa ai supplementari per la Golden-girata di Trezeguet.
Mi è venuto in mente questo malinconico aneddoto pensando agli imminenti Europei austro-svizzeri, al terzo fallimento in questi giorni di Cecchi Gori (allora proprietario-presidente della televisione) e al clamore del film "Sex and the city", da pochi giorni nelle nostre sale cinematografiche. Non tutti sanno che proprio TMC mise in onda per prima in Italia, alle 23.10 del 10 Marzo 2000, la prima puntata del telefilm cult ambientato a NY, all'interno di un programma condotto da Anna Pettinelli...
E non tutti si ricorderanno che TMC fu la prima TV privata a trasmettere in diretta e in esclusiva una partita della Nazionale Italiana di calcio, nientemeno che Inghilterra-Italia, 12 Febbraio 1997, valida per le qualificazioni ai Mondiali e risolta da un gran gol di Gianfranco Zola: oltre 12 milioni di spettatori.
Di lì a qualche mese da quell'Europeo 2000, TMC diverrà La7: si chiuse un'epoca, unica ed affascinante, di una TV alternativa al duopolio Rai-Mediaset, sportivamente competente, atttenta non solo al calcio, sempre discreta nelle telecronache, capace di inventarsi novità sempre apprezzate per offrire agli sportivi un prodotto sempre migliore (da TMC nasce la telecronaca con il doppio telecronista giornalista+esperto) in un'epoca poco-globale e internettizzata, con poche risorse economiche a disposizione ma con una professionalità unica.

lunedì 2 giugno 2008

SONO SALITO SUL GAVIA



Alla fine ce l'ho fatta: Edolo - Passo Gavia, 38km, da 688 a 2.658 mt. Ce l'ho fatta in un contesto bellissimo - nello stesso giorno si svolgeva la tappa del Giro - ma con un meteo infame che ci ha davvero ghiacciati lassù in cima.
Tutto come previsto: partenza da Edolo alle 8.45, andatura tranquilla fino a Ponte di Legno (20km) per un'altezza di 1.257 mt. Arriviamo in un'oretta. Nella piazza principale facciamo l'ultimo rifornimento di acqua e di cibo, il bello inizia ora.




Usciti da Ponte la strada si impenna un pochino (pendenza 6,3%), ma la carreggiata è ancora larga, le macchine ovviamente molto poche e la fatica affrontabile. Il numero di ciclisti che sfidano il Gavia aumenta di minuto in minuto, in un'ideale processione laica verso la cima che forse come poche altre è leggenda.
A Santa Apollonia il posto di blocco dei carabinieri blocca la salita al passo, escluse ovviamente le bici. Qui inizia il tratto duro, la strada è ormai un pertugio di pochi metri che tra tornanti e curve sale nel bosco: pendenza media 9,1%, ma sono i cartelli con 14% o con 16% a fare male. Il poco sole giù a valle è coperto da nuvoloni e comincia a scendere qualche goccia di pioggia, via via sempre più fitta. Salendo ben pochi ciclisti si lasciano ormai a battute scherzose: ognuno è solo con la sua bici e la sua fatica, aumenta il freddo e la strada è ancora lunga.
Ai 3 km dall'arrivo c'è la famosa galleria: se non la si prova è davvero difficile da spiegare. Sembra di essere in una di quelle attrazioni di Gardaland, buie buie, dove da un momento all'altro ti aspetti salti fuori un mostro. Dentro è davvero buio pesto, ma per il giro hanno messo all'ingresso un faro che illumina come in un film alle spalle, la strada anche in galleria è un'impennata impressionante e i rumori dei cambi delle biciclette sempre più leggeri per la salita sono l'unico suono anche un po' sinistro.
Fuori dalla galleria c'è davvero il cartello dei 3km, fai un tornante ed eccolo là il passo: 300 mt di dislivello (e tornanti) più su, 8,8% di pendenza! In questi 3km alcuni decidono che può bastare e scesi dalla bici, la spingono a piedi verso la cima. Per me è una questione di orgoglio, a volte mi fermo, ma devo arrivare. Penso che il ciclismo sia uno sport dove fino ad un certo punto arrivi con l'allenamento, ma da un certo punto in poi ci arrivi con la testa. Freddo, sempre più freddo, ma alla fine la strada è meno ripida ed eccolo qui, di fronte alla ruota della mia Bianchi: il Gavia.



Ci ho messo 45 minuti in più di Fulvio Porta, quello tra noi amici che va più forte di tutti in montagna, e una ventina in più di Ivan Bosisio, fisico da passista ma forte sulla sua Colnago nuova. Personalmente sono contento di esserci arrivato.
Arrivano le notizie dei corridori del Giro, stanno iniziando la salita. Li aspettiamo poco sotto il passo, dove anche le ammiraglie attendono per i rifornimenti. Il tempo non passa più, freddo, vento, pioggia ma alla fine eccoli che arrivano, anche loro - campioni - con la faccia provata dalla fatica. E hanno ancora il Mortirolo e l'Aprica da davanti...



Perez Cuapio passa per primo, poi il gruppo maglia rosa, staccato il Camione del Mondo Bettini, ancora più indietro il Campione d'Italia Visconti, che addirittura si ferma vicino all'ammiraglia, e scende dalla bici prima di ripartire.
Se la salita è stata una prova contro la fatica, la discesa lo è contro il freddo. Mani e piedi sono di ghiaccio, a volte ho difficoltà a frenare, la strada è bagnata, la visibilità limitata per le nuvole basse, i tornanti sono senza parapetti e quindi bisogna stare attentissimi. Ogni tanto pensi chi te lo ha fatto fare di alzarti alle 5.15 per venire fin quassù, in queste condizioni, ma sai che è un pensiero troppo razionale a cui non dover dare peso. Sai già che è stato bellissimo, così come lo sarà ricordarlo e raccontarlo. Alla fine arrivo giù, c'è il sole. Velocemente torniamo a Edolo e proprio prima del paese ci sdraiamo sul prato, all'interno di un tornante, a vedere di nuovo i campioni che scesi dal Mortirolo vanno verso il traguardo.
Non è ancora finita e già pensi a quale sarà la prossima salita...