martedì 30 settembre 2008

COME UN TORNADO IN UN PARCHEGGIO DI ROULOTTES


Felice come un tornado in un parcheggio di roulottes. L'immagine non è mia ma di Cricchetto in Cars. Così, però, mi sentivo davvero io a Varese per i Mondiali di Ciclismo. Non potendoci andare per il gran finale di Domenica, ci ho fatto un salto venerdì per la gara degli Under 23. Il Mapei Cycling Stadium era bellissimo e imponenente (anche se venerdì tremendamente vuoto), Varese accogliente, l'atmosfera mondiale (non oso immaginare domenica). Tra un appuntamento di lavoro e l'altro, ho avuto modo di fare un salto in sala stampa, scandagliare il villaggio commerciale, comprarmi la maglietta della nazionale di ciclismo in versione Olimpiadi di Pechino (ho l'immagine di Rebellin che in TV dice - con quella maglietta - che ha più secondi di un orologio. Complimenti, comunque, la maglietta è bellissima), fermarmi ad ogni bancarella dal centro di Varese allo Stadio a vedere merchandising, magliette, modellini; posizionarmi lungo il tracciato per qualche foto ricordo. Mi associo quindi da tifoso ai complimenti per l'organizzazione e l'idea dello stadio.
Mi permetto anche alcune considerazioni da "addetto ai lavori": negli anni un po' di occhio critico l'ho sviluppato, per cui sono curioso di vedere se questa edizione dei Mondiali di ciclismo sarà la prima di una nuova era o l'unico tentativo un po' temerario - e per questo non più replicabile - di fare un salto di qualità dal punto di vista marketing per un evento e uno sport che (sopratutto in questo periodo) in realtà non possono permettersi di fare. La domanda mi era sorta vedendo le tribune vuote il venerdì (e mi immagino negli altri giorni ad esclusione della domenica), il villaggio commerciale con alcuni stand vuoti, il mercandising ufficiale sicuramente migliorabile. Ero rimasto anche dubbioso vedendo gli sponsor della manifestazione: grandi sponsor legati però al territorio (Whirlpool) e al mondo del ciclismo (Mapei) o soprattutto istituzionali (Regione Lombardia, Provincia di Varese, Camera di Commercio di Varese, Comune di Varese, Sea, Aeroporto di Malpensa, Uninsubria, Enel), ma non sponsor capaci di cogliere la forte valenza di comunicazione alle spalle del progetto sviluppato dagli organizzatori (non è una critica, si badi bene: so benissimo la difficoltà di proporre - soprattutto in questo periodo - sponsorizzazioni di eventi sportivi). Infine l'attivazione: mi è parsa molto forte e articolata sul territorio (anche perchè a basso costo di realizzazione), meno forte verso l'esterno (a supporto del turismo verso Varese).
Cito e lascio alla riflessione questo stralcio di articolo tratto dal Corriere della Sera di ieri, pagine della Lombardia, a firma Roberto Rotondo: "Rispetto a Verona 2005 (ndr - l'ultima edizione dei Mondiali di Ciclismo svoltasi in Italia), che chiuse in utile, Varese 2008 chiude in perdita secca. Colpa del Faraonico Cycling Stadium: Abbiamo più di un milione di buco, vedremo come fare, ci penseranno gli sponsor sospira Amedeo Colombo, capo dell'organizzazione e a sua volta sponsor".
Arrivederci ai Mondiali di Nuoto di Roma 2009!
ps: la foto sul pass di cui sopra è del 2005...

giovedì 25 settembre 2008

QUI GIOCANO TUTTI...NON HO NIENTE DA AGGIUNGERE

Forse l'avevo già postato, non lo so, in questo blog o in quello prima. E' che tutti gli anni - quando si parte con l'attività sportiva - si discute sempre di cosa significhi "qui giocano tutti". Lo leggo e lo rileggo, ma dopo 3 anni non sono riuscito a pensare ad un'idea migliore di quella che avevo scritto in questo pezzo per "Nuova Voce Amica" nell'Ottobre 2005. Pronto, però, a cambiare idea.

"Nel corso di queste prime settimane di attività della nuova stagione, in più occasioni è stato citato, da genitori e allenatori con cui ho avuto occasione di parlare, il concetto di “al GSO giocano tutti”, “all’oratorio giocano tutti”, “mio figlio è qui per giocare”, “il GSO deve essere diverso dalle altre società”.

Il concetto del “qui giocano tutti” è senza dubbio un concetto importante, fondamento dell’attività del GSO, a patto però che sia interpretato nella giusta maniera. Altrimenti, penso, diventa la comoda giustificazione dell’idea del “giocare tanto per giocare” che spesso viene associata all’idea di sport in oratorio...e non credo sia giusto. Qui di seguito, dunque, provo a condividere alcune riflessioni su questo tema, su come personalmente mi sento di interpretare (insieme alle altre persone che fanno vivere il GSO) la frase “Al GSO giocano tutti”, consapevole che proprio da valori condivisi si esprimono passi di crescita per l’intera Polisportiva.

L’idea di giocare a prescindere dalle proprie abilità e capacità è una idea giusta. Questo concetto è presente nella “carta dei valori” della Polisportiva: in un passaggio del secondo paragrafo, infatti, si legge che “la nuova sfida (ndr: della Polisportiva GSO) è oggi essere “testimoni dappertutto”, con un’accoglienza fatta di una ricerca appassionata degli ultimi, dei meno bravi, dei “rompiscatole”. Deve essere questo uno stile, uno dei tratti qualificanti, capace di aprire le porte del gruppo sportivo e di trasmettere il calore di un’amicizia a tutti e a ciascuno.

Al GSO, dunque, giocano tutti prima di tutto perché non ci sono selezioni per farne parte. L’atto di iscrizione non è preceduto da nessun provino e non è accompagnato da nessun curriculum sportivo che attesti particolari doti sportive dell’atleta. A volte questo è un passaggio per noi scontato, ma ricordiamoci che questa è invece una prerogativa che ci rende diversi da molte società sportive da noi conosciute, di cui dobbiamo andare orgogliosi.
Una volta al GSO, però, non giocano tutti a prescindere. Lo dico ancora: non giocano tutti a prescindere. E si badi bene, anche in questo caso non parlo di capacità. Parlo di impegno.
Lo sport che tentiamo di vivere al GSO, infatti, è assolutamente uguale a quello che vivono le altre società sportive, nella convinzione che solo se è “vero” lo sport è educativo.

Concretamente significa che il posto in squadra non è garantito a nessuno, sia ai più bravi in quanto tali, sia ai meno bravi perché tanto “qui giocano tutti”. Il posto in squadra è garantito a tutti, bravi e meno bravi, perché (e solo se) tutti hanno vissuto con impegno e costanza gli allenamenti, hanno ascoltato i consigli e gli insegnamenti dell’allenatore, sono stati rispettosi delle regole dello stare insieme. Solo allora vale la regola del “qui giocano tutti”, solo allora giocheranno i più bravi e anche i meno bravi, non in quanto tali, ma perché ciascuno di loro ha dimostrato di tenerci a giocare.

Vorrei portare come esempio le parole di un allenatore di una grande squadra come l’Inter, Roberto Mancini. A poche ore dalla sconfitta in Champions League contro il Porto, con una quantità clamorosa di gol sbagliati, dove forse serviva il miglior centravanti del mondo, Mancini rispendeva così alla domanda sul perché Adriano fosse in panchina: “Niente di strano, direi. Veniva da cinque giorni senza allenamenti. Era giusto che partisse dalla panchina”.

Entro ancora più in dettaglio con alcuni esempi.
E’ giusto ed educativo che la costanza e l’impegno negli allenamenti sia uno dei motivi di scelta per convocazioni, formazione, etc. E si badi bene, lo è in quanto regola per uno sport vero, non perché siamo GSO.
E’ giusto ed educativo chiedere agli atleti lo svolgimento di allenamenti seri, il giusto impegnativi, ben fatti, certo divertenti, con rispetto verso l’allenatore e i compagni. E lo è in quanto regola per uno sport vero, non perché siamo GSO.
E’ giusto ed educativo che un atleta informi e informi per tempo sull’assenza ad un allenamento o ad una partita; è giusto ed educativo che un atleta giustifichi un’assenza dovuta a motivi non prevedibili; è giusto ed educativo da parte degli allenatori richiederlo. E lo è in quanto regola per vivere insieme, non perché siamo GSO.
Una volta condivisi questi valori, allora sì tutti avranno la possibilità di giocare e tutti avranno i propri spazi, a rotazione o in alternanza o come sarà deciso dall’allenatore. Non perché lo fanno tutti, ma perché siamo il GSO e qui giocano tutti. Solo con questo cammino condiviso anche l’eventuale vittoria (ed è la prima volta che cito questa parola) sarà essa stessa educativa.

E’ un compito difficile, ne sono consapevole, perché si parla di persone, ognuna con i propri sogni, le proprie idee, i propri cammini, le proprie storie. A volte bisogna adattare una mentalità, un modo di pensare radicato, fare scelte “controcorrente”. Ma questo è uno dei più importanti passi avanti che ci aspettano quest’anno e ognuno di noi, da allenatore, atleta, genitore o dirigente, deve fare la sua parte. E se non è strano per Mancini, che allena una squadra professionistica e che ha come fine proprio la vittoria...".

lunedì 22 settembre 2008

PENSIERI SPARSI IN QUEL DI IMOLA

1. Il bello del WTCC è che i piloti li vedi da vicino. Acquistando il pass per il paddock, puoi incrociare piloti disponibili che si fermano per una foto o per un autografo. La mattina della domenica c'è addirittura una sessione dedicata. Lo sport a portata di tifoso.

2. Mi fanno impazzire i tifosi che si portano via, dopo la gara, una gomma usata dalle macchine ufficiali. Uno sforzo mica da ridere portarlo a mano fino al baule della macchina. Un pneumatico credo ormai inservibile...dove la metteranno a casa?

3. Mi fanno impazzire (bis) i tifosi alla caccia di un gadget: cappellino, poster, cartoliina, sacchetto, portachiavi...a Imola anche i vassoi di cartone del pasta-party Barilla.

4. Esistono due Italie. Cena all'Osteria del Teatro di Imola, sabato sera, su indicazione del personale dell'albergo. Ambiente caratteristico, cibo buonissimo e non banale, dagli antipasti tipici ai digestivi: 32 euro a testa. A Milano giusto un piatto, acqua e caffè.

5. Esiste invece un'unica Italia per gli stranieri e in questi giorni - purtroppo - è quella di Alitalia: domande per capire da parte dei colleghi francesi e tedeschi, ironia e battute a non finire. Incredulità. E' l'Italia pasticciona che spesso esportiamo.

6. Ha sempre un "non so che" di affascinante e malinconico lasciare a tardo pomeriggio il circuito - dopo aver lavorato - mischiato ai tifosi, sentirne i commenti, ritrovarne un po' all'autogrill, arrivare a casa la sera tardi, vedere poi in tv le immagini.

7. Mai farsi convincere a fare promo che portano auto-sfiga.

SONO DIVENTATO UN FAN DI THOMPSON


Weekend a Imola, WTCC. Weekend di lavoro (non mi ci si vede nella foto qua a fianco, ma nella mischia, da qualche parte, dovrei esserci pure io), praticamente gara 1 non l'ho vista, gara 2 qua e là.
C'era molta gente (ho letto stamattina sul giornale 37.000 nell'intero weekend, ma considerando che venerdì e sabato c'erano poche persone...buono era il colpo d'occhio di paddock e tribuna principale la domenica).
Ho apprezzato la consueta disponibilità di Alex Zanardi nel paddock e nei box. E sono diventato un tifoso di James Thompson che ha portato per la prima volta alla vittoria la Honda in gara 2, risalendo posizioni a sportellate. Appuntamento a Monza il 5 Ottobre!

venerdì 19 settembre 2008

FAIR PLAY, PLEASE

Ha un certo spazio sui giornali di oggi la notizia per cui la Football Association, la federazione calcio inglese, ha vietato la pubblicazione dei risultati e delle sconfitte per tutti i campionati in cui giocano bambini al di sotto di 11 anni. Il motivo? "Al di sotto degli undici di anni non possono sentire lo stress da competizione".
In realtà il provvedimento è stato preso a seguito delle polemiche esplose nella regione di Cambridge a seguito della vittoria del Priory Parkside, una squadra dove giocano bambini al di sotto dei 9 anni, quando l'allenatore, avendo vinto il torneo, ha regalato ai suoi giocatori una coppa e li ha immortalati in una fotografia che è poi uscita sul giornale locale. Per questo fatto è stato multato ed ha lasciato la guida della squadra. "E' molto frustrante giocare a calcio con una regola simile" ha dichiarato. La norma in pratica permette che i "pulcini" possano abbracciarsi ed esultare al termine della partita e permette anche la possibilità di tenere il conto da parte di allenatori e parenti delle partite vinte ma vieta la pubblicazione dei risultati e atteggiamenti che dimostrino l'ossessione della vittoria.

Il CSI di Milano - e quindi anche il GSO - ha introdotto questa norma da almeno 5-6 anni, certo con alterne interpretazioni da parte degli addetti ai lavori.
Sono convinto che, al di là della regola, l'approccio troppo agonistico o meno ad una partita da parte di bambini piccoli è dettato dall'allenatore: lui - in compartecipazione con i genitori, che possono sostenere il suo compito o renderglielo difficilissimo - è il primo custode di questo aspetto educativo.

Interessante questo commento che ho colto su Blogosfere da parte di Valentina:
"Ma è davvero possibile "regolare" con una norma la voglia di vincere? Si può condividere il fatto che il calcio a quell'età dev'essere considerato un gioco per i bambini e non vissuto con troppa competizione, ma se viene chiesto a questi bambini di impegnarsi e fare del loro meglio, che male c'è a premiare quest'impegno? Sicuramente il successo della diffusissima passione per il calcio tra i piccoli può essere l'occasione per educare gli "uomini di domani" ai valori del rispetto e della lealtà, ma sta nell'allenatore la capacità di trasmetterli, magari utilizzando la regola dell'"equal time" diffusa in molti tornei di pulcini, dove gli allenatori a turno devono far giocare tutti, senza lasciare nessuno in panchina".

giovedì 18 settembre 2008

DE CEMPIONS


Per chi ha vissuto la Juventus a Rimini e tutto il resto.
Non dico che arriveremo a Roma, ma già andare più in là di Zurigo è molto bello.

mercoledì 17 settembre 2008

IDEE INTERESSANTI

Da un po' di tempo, nei ritagli di tempo liberi, stavo cercando di capire meglio il marketing delle associazioni sportive dilettantistiche o quasi professionistiche qui in Lombardia e nella Provincia Milanese in particolare, nella convinzione che ci sia una potenzialità di marketing inespressa capace, se organizzata al meglio, di offrire grandi - da una parte - opportunità di comunicazione per le aziende e - dall'altra - sostegni economici per le realtà sportive stesse.
Oggi leggo la notizia dell'iniziativa Puglia in Campo che sarà presentata domani in conferenza stampa a Bari: un progetto di sport marketing ideato dall'agenzia Comma P, con l’obiettivo di concentrare le più importanti società sportive pugliesi, praticanti sport di squadra, in un unico format, da proporre ad Aziende private ed Enti pubblici di respiro nazionale e con interessi commerciali e/o istituzionali in Puglia. Un'opportunità innovativa e di assoluto interesse, sia per gli sport makers pugliesi, sia per i potenziali Partner, pubblici e privati, che avranno la possibilità di sfruttare le sinergie sportive, territoriali e di business derivanti dal progetto.
Idea interessante.

SIAMO COME IL SOLE A MEZZOGIORNO, BEIBEEEEEEEEE

Dormire tre ore e svegliarsi con in testa un ritornello "siamo come il sole a mezzogiorno beibeeeeeeeeee" non facilita certo la concentrazione. Ma ce la farò.
Commenti sparsi sul concerto di ieri sera.
Passa il tempo ma Saturnino è sempre un grande.
Quando aumentano i medley vuol dire che un cantante ne ha fatta di strada.
Il pubblico di Lorenzo è un 35/40enne, uomo/donna, "fighetto alternativo" (democratico?).
Lorenzo che suona una canzone solo sul palco con una chitarra l'avevo già visto nel concerto del 1994.
L'Arena di Verona è un contesto bellissimo per uno spettacolo.
Sevirebbero più parcheggi per gli spettacoli all'Arena di Verona.
Dal mio ultimo concerto di Lorenzo (Lorenzo Tour 1997) il prezzo del biglietto è salito del 151,80%.
E' stato un bel concerto.

martedì 16 settembre 2008

SAFARI A VERONA


Per una sera, niente Champions.
Domani non aspettatevi miei commenti sulla clamorosa sconfitta dell'Inter in Grecia o sul rocambolesco pareggio all'ultimo minuto della Roma contro l'oratorio rumeno di Cluj.
Stasera mi do alla musica.

lunedì 15 settembre 2008

IL WTCC TORNA A IMOLA


Gli appasionati già lo sanno, ma tantè. Sabato e domenica il WTCC torna a Imola, di nuovo aperto per importanti gare automobilistiche internazionali.

L'ingresso è gratuito, lo spettacolo assicurato e ci sono anche alcuni eventi extra-sportivi nel corso del weekend.

Io ci vado per lavoro. Senza dimenticare Monza il 5 Ottobre.

ABDUL GUIBRE

Le cronache di oggi riportano la notizia che nella notte tra sabato 13 e domenica 14 un cernuschese di origini africane, Abdul Guibre, è rimasto ucciso a Milano a seguito di futili motivi. Il ragazzo, 19enne, è italiano a tutti gli effetti perchè nato a Cernusco e proprio nella mia città risiedeva con la famiglia in via don Sturzo: praticamente a 200/300 metri da casa mia.
Non l'ho conosciuto di persona ma leggo che ha fatto parte del CAG Friends dell'oratorio Paolo VI: sicuramente ha visto e vissuto i luoghi che io vedo e vivo quotidianamente.
Quando la cronaca entra così prepotentemente nelle strade del tuo quartiere un poco ti lascia interdetto. Le ultime notizie raccontano che non è stato un omicidio razziale (questa - perlomeno - non è l'incriminazione) eppure fa venire i brividi il solo pensarlo. Mio figlio - all'asilo - ha amici di colore; nelle squadre del GSO ci sono ragazzi di colore; una coppia di miei amici ha adottato una bimba di colore.
Un omicidio per un furto, dunque, di una scatola di biscotti - così dicono i giornali.
Una reazione spropositata ma forse figlia dei nostri tempi.
Beati i costruttori di pace.

QUARANTANOVE SU SESSANTA


Nonostante una domenica più da fine Ottobre (per la temperatura) che da inizio Settembre, nonostante la pioggia caduta fino a mezz'ora prima, nonostante la novità dell'inizio, nonostante il GP di F1 a Monza in contemporanea, nonostante tutto è partita ieri GSO' SOCCER SCHOOL con 49 bambini presenti e 60 bambini in totale iscritti degli anni 2001-2002-2003.
Un'equipe di 6 allenatori + le mamme della segreteria per le iscrizioni + i responsabili del magazzino per la consegna dei kit + i papà/mamme che hanno organizzato la merenda + i genitori a bordo campo sugli spalti: è stata una domenica fantastica. Per tutti valga lìapplauso proprio dei genitori a fine allenamento ai bambini schierati al centro del campo per la foto di gruppo.
Un ambiente accogliente per tutti a prescindere dalle proprie capacità unito ad una buona organizzazione credo facciano dell'offerta sportiva dell'oratorio una straordinaria realtà aggregativa ed educativa.
A volte i sogni si avverano.

venerdì 12 settembre 2008

NON ILLUDETEVI


Mi spiace deludervi ma non è ancora certo che sarò a Roma per questa presentazione.

A PROPOSITO DI SPORT QUA DA NOI (1)

In questi giorni di organizzazione sportiva, di partenza di una nuova stagione, qui al GSO è sorto il problema - l'opportunità - la volontà (a seconda dei punti di vista) di organizzare una squadra per gli adolescenti, definiti dal loro vecchio allenatore "vivaci ma tenaci". Pochi risultati sportivi, ma grande "passione" (a volte troppa) in campo. Erano in 10 sabato scorso, forse 11/12 ieri sera, probabilmente 14/15 domani. Se così fosse - benchè al limite - si parte.

Li ho visti anche ieri sera gli adolescenti di questa squadra: erano lì fuori/dentro l'oratorio a cazzeggiare, a discutere su quale casino combinare in un quartiere, porca miseria, che non ha nemmeno un punto di aggregazione, un bar, niente.

Mi sono fermato a parlare con alcuni di loro, non c'è una confidenza particolare, ma ci conosciamo da anni, da anni giocano al GSO. Uno mi raccontava che studia ma ha anche inziato a lavorare, ad imparare un mestiere, perchè a 16 anni incominci a chiedertelo cosa vorrai fare nella vita e non puoi solo cazzeggiare e giocare a pallone. Un altro dubbioso se giocare o meno, calcio a 7 o a 11, boh, vedo cosa faranno gli altri, quei punti interrogativi normali per quell'età.

Mi chiedo: il GSO è l'unica realtà sportivo/calcistica organizzata della zona (cittadina e non) aperta a questo tipo di azione educativa/preventiva o ne esistono altre?
Se così non fosse, è accettabile che gli impianti pubblici siano destinati a realtà associazionistiche votate solo all'eccellenza sportiva, alienando così la funzione dello sport di essere strumento di attenzione anche per i ragazzi più complicati? E' giusto che un ente pubblico destini i propri impianti sportivi principali ad associazioni che pongono barriere d'ingresso ad atleti meno capaci senza pensare insieme ad azioni coordinate verso fasce sociali - esempio gli adolescenti - umanamente più fragili? Pongo queste domande con intento costruttivo, al termine di giornate umanamente difficili come dirigente sportivo, piene di discussioni e interrogativi, nella certezza che uno sport educativo, vero e di tutti sia un valore condiviso da chi opera nello sport.

giovedì 11 settembre 2008

A PROPOSITO...


Dimenticavo, domenica scorsa ho fatto il Passo della Valcava... da Torre de' Busi.
Partendo da casa e tornandoci dalla Valle Imagna fanno 120 km...
Perché farla? La spiegazione più bella che ho trovato in internet è questa (copyright: Gabriele Bugada):

"Le gambe di Fignon l'han portato due volte in cima al podio di Parigi: su questi gradini, invece, nel 1988 cedettero. Fignon aveva vinto la Sanremo, quell'anno: e avrebbe raddoppiato la vittoria nel successivo, in cui conquistò anche il Giro d'Italia. Fignon aveva schiacciato due volte sotto ai piedi i 2000 metri di La Plagne. Ma il Giro di Lombardia che su queste rampe schiacciò a terra lui, Fignon non lo vinse mai. Che rumore fanno due Tour quando mettono il piede a terra? Che impronta lasciano, indelebile, tra le buche e le crepe, e nella memoria?
Mottet non vide Fignon, perché era già davanti, lontano, fuggito dalle fauci d'asfalto scabro per andare a vincere per distacco dopo più di 100km: perché questa è un'ascesa che decide la gara a cento chilometri dall'arrivo. Mottet, l'anno dopo, tradito dalla strada, indebolito da una caduta nei primi km forse - disse -, non riuscì a fuggire a quei morsi che ti afferrano le gambe, a quell'onda grigia e ghiaiosa che diventa la salita impennata, impenetrabile, impossibile. Quell'onda lo scalzò di sella, e anche lui che l'anno prima l'aveva domata fu rovesciato a terra dalla strada: abbandonati i pedali, aggrappato alla bici come un naufrago.
La salita poté resistere solo un anno ancora, sdentata, affondata nella pianura che digradava verso Monza. Ma era ancora troppo: e sparì dalle rotte dei professionisti.
Eppure è ancora in agguato. Il fondo rugoso, di grana grossa. I lunghi chilometri silenziosi nel bosco, in attesa: e poi quella curva a destra come un lampo di tagliola, quella morsa allo stomaco prima che ai polpacci. E poi Fignon, Mottet, e tanti altri, sconosciuti, che ti guardano: e ti aspettano lì, a bordo strada, fermi, la bici a mano - il piede a terra".

LIFE IS UNDERGROUND

Era uno dei pochi momenti senza trilli, con la possibilità di passare 20 minuti in santa pace leggendo il giornale o ascoltando musica. Insieme al viaggio in aereo, il mio viaggio in MM verde nella tratta Udine-Lanza era un tempo irraggiungibile.
Da qualche settimana i cellulari suonano, credo abbiano messo dei ripetitori. Mi è successo una volta e ora tendo a spegnerlo o ad abbassare la suoneria, così che possa non rispondere. Sarà invece che molti si dimenticano di questa novità, o non lo sanno ancora, o non gliene frega niente, fatto sta che molti rispondono al trillo in underground. Peccato che l'inquinamento acustico della metro verde (con i finestrini abbassati come in questi giorni...non c'è aria condizionata) sia abbondantemente sopra la soglia critica di accettazione (a volte l'ipod a palla è inascoltabile) e si assista a scene incredibili di persone urlanti i fatti i propri per rispondere ad una telefonata.
Underground, life could wait.

mercoledì 10 settembre 2008

IN FUNZIONE ANTICICLICA

Come un po' tutti i venditori di pubblicità, sono tornato carico di attese dalle vacanze: vuoi vedere che gli investimenti in funzione "anticilica" previsti dagli esperti del settore si materializzeranno davvero? Mi sono messo così in attesa di questo "anticiclone" (mi perdoni Guliacci) di investimenti, scrutando l'orizzonte con colleghi-amici di altri media: risultato pessimo.
Al di là dell'imminente diluvio di spot che Natale porterà con sè, il mercato è partito nella prima settimana di settembre davvero lento, così come lo avevamo lasciato a luglio (+0,9% il tendenziale del periodo Gen-Giu 08 secondo Nielsen).
Non aiutano i dati macroeconomici: Pil stimato Apr/Giu -0,3%, Vendite al dettaglio Giu -3,4%, Produzione Industriale Giu -1,8% (dati Istat).
L'orizzonte temporale della raccolta paneuropea ci spinge ad impostare già il 2009, anche se mancherebbe giusto un poco sul finale d'anno. Mi consolo e spero guardando i dati d'ascolto di Eurosport delle scorse Olimpiadi: 34 milioni di spettatori europei al giorno.

lunedì 1 settembre 2008

UN DEGNO FINALE DI STAGIONE CICLISTICA


E' terminata ieri la mia stagione ciclistica 2008.
Sì, ci sarà ancora magari qualche uscita la domenica mattina, ma il grosso è fatto. E' terminata ieri con un bellissimo giro in Val d'Intelvi: Argegno - San Fedele - Alpe Colonno - Rifugio Venini - Ponna - Lago di Zurigo - Mendrisio Argegno. Un'ottantina di km in tutto.
Quest'anno ho aggiunto alla collezione di salite il Gavia e il Fedaia, oltra ad una serie di salitelle tra Lombardia, Alto Adige e Toscana (nella colonna a fianco i dettagli).
E' ora tempo di tornare alla versione calcistica: il campionato inizia tra poche settimane!