venerdì 29 febbraio 2008

PROTAGONISTI: CESARE PRANDELLI

A lei che cosa non piace di questo suo mondo?
"L'esasperazione, le polemiche, i processi, l'arroganza, la stupidità, l'oblio. Quando giocavo io ci divertivamo di più, tra compagni di squadra ci si frequentava dopo le partite, gli allenamenti. Mischiavamo le nostre solitudini. Oggi i calciatori lo fanno molto di meno. Questo mondo ha dato lavoro a tanti, ma tanti si prendono troppo sul serio. Eppure fai un mestiere che ti piace, ti danno un sacco di soldi, sei un privilegiato. Vivi una vita che non è normale. Se ho una qualità è quella di saper scegliere i miei abiti mentali. Non posso assumere un modo di essere che non è il mio. Non riesco a fingere, a mordermi la lingua, a mettere su il disco dell'ipocrisia".
Mi hanno raccontato che prima di prendere Capello, la Juventus la voleva come allenatore. Di fronte alla scrivania di Moggi lei sparò una richiesta altissima, Moggi si alzò, le strinse la mano e le disse arrivederci. È vero?
"Per la Juve avrei firmato in bianco, ma sapevo che non mi avrebbero preso. Chiesi quella cifra per andare a scoprire le loro carte. Non mi presero, come avevo previsto".

Cesare Prandelli - La Repubblica - 27.02.08

mercoledì 27 febbraio 2008

ATTIVITA' SPORTIVA, QUALI VALORI?

IL 3 MARZO APPUNTAMENTO CON CONSULTA IN PROGRESS.
Un dibattito pubblico con importanti personalità del mondo dello sport

CERNUSCO SUL NAVIGLIO (19 febbraio 2008)
Il cammino di Consulta in progress, l’organo che porterà alla costituzione a livello cittadino della Consulta dello Sport, continua lunedì 3 marzo, alle 20.30, con un incontro pubblico in Villa Alari (via Cavour 16- Cernusco sul Naviglio). La serata intitolata “Attività sportiva, quali valori?” offrirà spunti di riflessione su alcuni temi legati allo sport, come l’ educazione e la formazione, la salute e il benessere, l’aggregazione e l’integrazione, l’agonismo e la competizione, la passione e il divertimento. Tra i relatori anche l’allenatore della Nazionale italiana di basket, Carlo Recalcati.Il dibattito sarà moderato da Lello Gurrado, giornalista e scrittore cernuschese, e interverranno Livio Luzi, il preside della facoltà di Scienze Motorie dell’Università degli Studi di Milano, Anna Maria Arpinati, il presidente regionale di Special Olympics, Donato Sirtori, medico dello sport responsabile dell’Unità operativa di Medicina dello sport di Pioltello Asl 2, e l’Assessore alla Partecipazione e Sport della Provincia di Milano.Prosegue rapidamente intanto il lavoro della Commissione incaricata di stendere il Regolamento della Consulta. Nel primo incontro i partecipanti hanno definito i principi, le finalità, gli obiettivi e la commissione rappresentativa.

COMUNICATO STAMPA del Comune di Cernusco sul Naviglio

lunedì 25 febbraio 2008

A PROPOSITO DI SPORT IN ORATORIO PER GIOVANI E MENO GIOVANI

Il calcio in oratorio è pensato in modo principale per i bambini e i ragazzi, primi destinatari della proposta educativa dell’oratorio stesso. Non per questo, però, mancano squadre di giovani e meno giovani, anch'essi protagonisti di uno sport organizzato e competitivo (nel senso di partecipazione ad un campionato ufficiale).
Il caso più evidente è costituito dalla squadra del GSO della categoria "Aziendale" CSI, nata a metà degli anni '90 dai giovani di allora, oggi genitori e per buona parte impegnati nella vita del GSO come allenatori, accompagnatori e dirigenti.
Il fatto che una formazione del GSO giochi in un campionato prestigioso (il Campionato Aziendale del CSI ha una storia di oltre 50 anni e coinvolge circa 70 squadre, suddivise in 3 categorie) nella categoria "Eccellenza" (la più prestigiosa) è fonte di soddisfazione, soprattutto se riesce a coniugare i risultati sportivi (non è facile rimanere per 6 anni in un campionato di questo livello) con quelli etici. Questa formazione del GSO, ad esempio, ha vinto il premio "Fair Play" delle ultime 3 stagioni, esempio di sport che può essere vero e leale anche tra i grandi e che proprio dai più grandi arriva ai più piccoli.
L'idea di proporre ad un ragazzo la possibilità di giocare a calcio in oratorio non solo da piccolo ma anche nel proseguio del suo cammino di crescita credo sia un'intuizione corretta e appare come una delle sfide dei prossimi anni dello sport in oratorio.
I piccoli atleti che furono protagonisti del rilancio del GSO nel 2001 e da cui si ripartì nel riposizionare il progetto educativo dello sport in oratorio si stanno ora affacciando ad età e categorie più grandi: la squadra Juinor è composta dai giovani nati nel 1990/91, seguita poi dalla squadra Allievi composta da Adolescenti nati nel 1992/93. Nel passato già ci sono state esperienze di squadre composte da giovani ventenni, sia di Paolo VI che di Sacer.
Le esigenze educative degli atleti di queste fasce d'età e le rispettive competenze richieste agli allenatori sono profondamente diverse da quelle fin qui messe in campo per le squadre più giovani e raggiungono complessità molto più importanti.
Certamente, dunque, cresce la necessità di una formazione extra-sportiva per chi opera con questi atleti più grandi, in modo da garantire un servizio educativo di alto livello per tutte le categorie, giusta conclusione di un percorso sportivo-formativo all'interno della singola associazione sportiva. Ugualmente, però, è importante presentare il progetto "sport in oratorio" come possibile ambito di servizio per il proprio impegno all'interno dell'oratorio stesso, consapevoli di un duplice aspetto: da una parte, che lo sport in oratorio si vuole proporre con pari dignità e responsabilità educativa e progettuale rispetto alle altre componenti della comunità oratoriana, richiedendo a chi lo anima un grande coinvolgimento e impegno; dall'altra, che negli adolescenti e nei giovani la "vocazione" educativa può manifestarsi - anche perchè legata ad una propria passione - proprio nel contesto sportivo.

mercoledì 20 febbraio 2008

UN LIBRO SUL GSO


Nell'ultimo mese e mezzo mi sono messo sotto per realizzare un piccolo sogno: quello di scrivere un libro.
Attraverso il portale http://www.lulu.com/ - che permette ad autori sconosciuti di autopubblicarsi - ho impaginato, limato, creato copertine...e infine eccolo qua.
E' fatto tutto da me...sono certo che chi lo leggerà sorvolerà su alcuni dilettantismi che certo non mancherà di trovare.
Il libro si intitola "Via San Francesco 12" (è l'indirizzo dell'Oratorio Paolo VI...) e non è nient'altro che la raccolta della maggior parte dei miei (più alcuni extra) scritti - principalmente su Nuova Voce Amica - sul GSO, dall'anno della sua fondazione (2004) al Dicembre 2007. On-line è disponibile anche un'anteprima all'indirizzo http://books.lulu.com/content/1901033, dove è anche possibile acquistarlo.
Poichè non voglio certo fare fortuna con questo libro (in realtà me lo sono autofinanziato...), è possibile anche scaricarlo gratuitamente in formato pdf (senza copertina). Io comunque ne ho ordinate un po' di copie che mi arriveranno tra qualche settimana...per chi lo volesse avere senza passare da internet.
Il senso del libro l'ho scritto nella prefazione, che trovate nell'anteprima sempre all'indirizzo http://books.lulu.com/content/1901033: spero possa essere d'aiuto in questo momento di rinnovamento, crescita e cammino del GSO, dove ci vengono chiesti ancor più testa e ancor più cuore per trovare la nostra dimensione all'interno del cammino di Unità Pastorale.
e.zac

martedì 12 febbraio 2008

UNA PARTITA AL CAMP NOU

Per dire dove si può spingere il marketing sportivo...
Secondo me sarà un'idea gettonatissima (sono 1.142 euro a testa), anche se manca di un particolare importante: lo stadio pieno di gente. Quello sì sarebbe davvero fantastico!
e.zac

(articolo di Andrea Schiappapietra tratto da gazzetta.it)

Giocare una partita tra colleghi o amici sul prato del Camp Nou. Un sogno per tutti gli appassionati di calcio: ora però è realizzabile, grazie all’iniziativa lanciata dal settore marketing del Barcellona. L’11 maggio è in programma l’ultima gara casalinga con il Maiorca, il 19 luglio lo stadio ospiterà il concerto di Bruce Springsteen e della E Street Band: per due mesi non ci saranno in calendario appuntamenti e quindi, si sono chiesti i dirigenti catalani, perché non aprire le porte delle strutture blaugrana al pubblico con un’offerta davvero originale? Certo, non è uno sfizio che possono togliersi tutti, e infatti destinatarie sono aziende e associazioni.
La proposta base, come spiega El Pais, costa infatti 40.000 euro e prevede l’iscrizione di 35 giocatori (suddivisi in due squadre; se ne possono iscrivere al massimo 15 in più, pagando 600 euro a testa), l’omaggio di una divisa ufficiale personalizzata del Barça a testa, l’arbitro, l’utilizzo dello speaker per l’annuncio delle squadre, una foto ricordo e l’attestato con la scritta "o jugué en el Camp Nou". Dopo la partita, inoltre, appuntamento nella zona vip del Camp Nou per un cocktail. Per chi vuole strafare c’è la possibilità di negoziare con la società alcuni extra. Mogli, fidanzate, figli, parenti o amici potranno assistere alla partita dalla tribuna, visitare il museo del club e partecipare al cocktail pagando 60 euro "por cabeza". Allo stesso modo, si potrà utilizzare il pullman per arrivare allo stadio proprio come Ronaldinho e compagni (800 euro), sperimentare il fascino della gara in notturna come nei posticipi della Liga (2800 euro), oppure avere il filmato dei 90’ in dvd, girato dai tecnici del canale tematico del Barcellona (6.000 euro) per rivederselo e far morire d’invidia chi è rimasto a casa. Le prenotazioni cominceranno dall’inizio di marzo: per chi potrà permetterselo, buon divertimento.

lunedì 11 febbraio 2008

FIGLI DI UNO SPORT MINORE

Trasmissione radiofonica PERSONA E CITTA'
su RCS 93.9 (anche in streaming su www.rcs939.it)
mercoledì 13 Febbraio 2008, ore 19.00-20.00

e in replica giovedì 14 Febbraio 2008, ore 06.00-07.00.

"FIGLI DI UNO SPORT MINORE"
Quando la passione per uno sport e la voglia di praticarlo
permettono di andare "oltre":
oltre la scarsa diffusione e i pochi spazi per praticarlo,
oltre le spese da affrontare,
oltre un ambiente ostile per emergere.

Ne parlerò in studio con:

MARISA FAGGIONATO
Consigliere Twirling Club Cernusco

In collegamento telefonico:

PAOLO ALLIEVI
Commentatore sport motoristici di Eurosport

MALU
Esperto Calcio Africano e Direttore Sportivo della Nazionale del Congo

mercoledì 6 febbraio 2008

TORINO 2006, DUE ANNI DOPO

Articolo pubblicato sul numero di Marzo 2006 del Mensile NVA di Cernusco.
Lo posto a ricordo della fantastica esperienza olimpica a Torino, nel febbraio di 2 anni fa.
e.zac

Lo scorso febbraio ho avuto la fortuna, per lavoro, di seguire da vicino le Olimpiadi di Torino. E’ stata un’esperienza davvero unica. Per l’evento sportivo, certo, ma soprattutto per la straordinaria atmosfera che si poteva “respirare” in quei giorni per le strade di Torino: la presenza cortese dei volontari, l’accoglienza dei torinesi, i volti di tantissime nazionalità, la voglia di esserci della gente. In mezzo al lavoro di sponsor, televisioni e forze dell’ordine, ho cercato di scoprire se un evento così grande, al di là delle imprese sportive dei singoli atleti, portava ancora con sé il senso di uno sport positivo per la gente. Forse la fiamma che illuminava lo Stadio Olimpico di Torino non rappresentava i valori di unione, di pace tra i popoli, di lealtà di coraggio, di fratellanza e di solidarietà? Ecco tre momenti del mio ideale diario.
Domenica mattina 12 febbraio, ore 10.00 circa, e sul bus navetta partito dal parcheggio di Ulzio sto salendo al Sestriere per la gara di Discesa Libera Maschile. Oltre ad alcuni miei colleghi italiani, sul pulman noto persone davvero diverse tra loro: due coppie americane sulla sessantina ricoperte di pins olimpiche di edizioni precedenti; un gruppo di giovani francesi armati di bandiere e striscioni (e non sanno che saranno proprio loro a gioire per la vittoria di Antoine Deneriaz); la piccola “armata” dei tifosi svizzeri, con tanto di “campanacci” per una volta rubati alle loro mucche; qualche tifoso austriaco, con tanto di bandiera dipinta sulle guance. Abituato dall’avvicinamento blindato ai nostri stadi in occasione delle partite di calcio dei nostri “campionI”, mi sembra impossibile che tifosi di diversi team tra loro avversari siano serenamente seduti su un pulman a due ore dall’inizio evento sportivo. Penso allo spirito olimpico, certo. Ma penso anche ad un modo di intendere lo sport che, lontano dal calcio, forse è rimasto un po’ più “sport”. E mi sembra davvero una bella cosa.
Grazie all’invito di uno sponsor, lunedi 20 febbraio ho la fortuna di cenare al tavolo con un grande campione e un grande uomo come Alex Zanardi. Per chi non lo sapesse, Alex è un pilota d’auto italiano che, dopo anni da protagonista in vari campionati italiani e mondiali, è approdato con alterne fortune in Formula 1 e ha poi vinto per ben due anni consecutivi (1997 e 1998) il campionato INDY negli Stati Uniti (è un po’ la loro F1, ma su circuiti ad ovale): oltre alla celebrità per i due campionati vinti, Alex è un autentico idolo tra gli appassionati per un sorpasso a Bryan Herta alla famosa curva del “cavatappi” di Laguna Seca. Il 15 settembre 2001 la tragedia: impegnato in una gara in Germania, Alex perde il controllo della vettura al rientro da un pit-stop e viene centrato in pieno dall’auto dell’italo-canadese Tagliani. La corsa all’ospedale gli salva miracolosamente la vita, ma gli vengono amputate entrambe le gambe. Oggi Alex, che cammina grazie a due protesi, è ancora un pilota. Sembra incredibile, ma il 19 ottobre 2003, a Monza, Alex è tornato a correre nel Campionato Mondiale Turismo, vincendo anche una gara lo scorso anno in Germania (come dice lui, “la prima volta che nello sport un atleta diversamente abile ha battuto atleti normali”). Da buon romagnolo la serata trascorre con il piacevole racconto di decine di aneddoti della sua carriera e della sua vita. Alex racconta di piloti, di sport e di passione; non si vergogna di raccontarci di come si “costruisce” le gambe, nell’officina vicino a casa; di come la sua esperienza è sostegno vero a tanta gente. E con un pizzico di orgoglio, ci dice che il suo incidente in Germania era catalogato dal prontuario della NASA come “di sicuro decesso per la persona coinvolta”. Beh, la NASA, qualche mese dopo, ha dovuto aggiornare il suo prontuario.
Nella serata di venerdi 24 febbraio, al Palavela di Torino, si disputa l'attesissima finale di pattinaggio artistico femminile. Attesissima per noi italiani, perchè in gara c'è Carolina Kostner, la nostra portabandiera nella cerimonia d'apertura; ma attesissima anche da americani e russi per la sfida che si rinnova tra due campionesse come Sasha Cohen e Yrina Slutzkaia. Non brillante nella prima prova due giorni prima, Carolina Kostner scende sul ghiaccio nel penultimo gruppo ed è subito chiaro che la zona medaglie è per lei inaccessibile. Il pubblico del Palavela la sostiene, ma “giocando in casa” mi aspettavo più italiani e più tifo. Chi c’è sulle tribune? Italiani poco “calorosi” forse? Dopo la straordinaria performance della giapponese Shizuka Arakawa (che poi vincerà l’oro), tocca a loro, le ultime due: Yrina prima, Sasha poi. E lì succede qualcosa di bello. Sulle tribune compaiono tantissime bandiere americane e russe, partono i cori “U-S-A” e “Russìa” (con l’accento sulla “i”), il Palavela è una bolgia. Una accanto all’altro siedono i tifosi di due paesi così lontani, così diversi per mentalità e storia, per mezzo secolo uno contro l’altro armati (e chi ha vissuto la stagione del muro di Berlino sa cosa ha voluto dire), ma oggi in modo naturale in un palazzetto olimpico a sostenere le loro campionesse. Fantascienza vent’anni fa, realtà oggi.
Ripensavo a tutto questo e a questi fantastici giorni mentre domenica 26 febbraio, allo Stadio Olimpico, guardavo Isolde Kostner, con il suo pancione da futura mamma, spegnere la fiamma olimpica; ad uno sport sempre così, in grado di raccontare storie positive, testimonianze di uomini e donne vere: negli stadi, nei campi di periferia, negli oratori, nel nostro GSO. E me lo sono augurato per tutti noi.

Ermanno Zacchetti

martedì 5 febbraio 2008

UNA SETTIMANA DA EUROSPORTIVO

(scritto a Parigi mercoledì 30 gennaio 2008)
Ed eccola qui la classica settimana ad Eurosport: lunedì a parlare di sport invernali a Munich, all'Ispo. Per fortuna è stato un inverno nevoso, l'atmosfera e i discorsi sono positivi. Martedì a Milano, un salto in ufficio, ma alla sera è già albergo a Paris, questa volta di fianco alla Tour Eiffel. Arrivo e fa caldo per essere gennaio, ma quando torno dalla cena si è alzato un vento freddissimo: il mio cappello di lana viene sempre utile. Mercoledì sales meeting e poi - trtovando il modo di raggirare lo sciopero dei taxi con metro e treno - ultimo volo verso Milano: inizio a scrivere dalla poltroncina d'attesa vicino al Gate 29, terminal 2F, aspettando l'imbarco dell'AZ311 Parigi-Linate delle 20.25, arrivo previsto per le 22.00. Uno sciame di facce stanche. E addio a Juve-Inter in tv. Giovedì, domani, si parla di ciclismo dalle parti di Asolo: partenza in auto alle 6.00 per poter essere operativi dalle 10.00. Venerdì finalmente a Milano, in ufficio, ma il weekend si preannuncia di lavoro: ci sarebbe l'enduro a Genova, vedremo. Il volo verso MIlano è confermato in orario, tra qualche minuto imbarchamo. Tre ragazze giapponesi davanti a me parlano e ridono, forse immaginando una bella giornata di shopping in via Montenapoleone. Il solito manager puzzone scivola furtivo di fianco per saltare la fila...moooolto furbo, lo prenderei a pugni. Ok, si parte. Il sedile 15L - finestrino - mi attende. Purttroppo è sul lato destro e non potrò ammirare Parigi dall'alto quando, dopo il decollo, l'aereo virerà verso Sud. Chissà chi ci sarà sul sedile a fianco...speriamo non un ciccione. Aereo pieno come un uovo. Ultimo sms a casa: sto arrivando.
e.zac