Che sia un periodo un po' di m... per il settore pubblicitario è facilmente intuibile anche per chi non vi è immerso. La crisi economica costringe le aziende a tagliare costi e gli investimenti pubblicitari (che sempre investimenti rimangono, ma ora sono molto più costi) sono certamente una delle voci al centro di sforbiciate. Si susseguono notizie anche nel mondo sportivo di contratti di sponsorizzazione bloccati (dell'altro giorno la notizia dell'importante marchio automobilistico americano che non rinnoverà la sua collaborazione con Tiger Wood), di sprenotazioni di campagne pubblicitarie, di revisione al ribasso di budget di eventi sportivi, etc.
E poichè è anche la fine dell'anno - tempo di bilanci, tempo di proiezioni - compaiono sui magazines di settore le interviste di manager e direttori commerciali sul 2009. Dire che non si vede ancora la luce è poco elegante; dire "speriamo di limitare i danni" non è un buon segnale al mercato e ai propri collaboratori. La parola che ho visto più frequentemente citata è "stabilità". Tradotto: se raccogliamo dal mercato gli stessi soldi di quest'anno è un lusso.
Per chi come me propone mezzi di comunicazione internazionali, trovo interessante e stimolante l'idea espressa nel pezzo di Iva Oberto su Mediaforum del 25.11.08: "In previsione di un indebolimento della domanda interna, il mercato internazionale è cruciale per la sopravvivenza e lo sviluppo di molte aziende italiane".
Dai che ci credo!
1 commento:
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