Anche quest'anno ANPI Cernusco ha voluto coinvolgermi (e li ringrazio) in alcune iniziative messe in campo in occasione della Giornata della Memoria (27 Gennaio) "per riflettere - uso le parole del Presidente Danilo Radaelli - sulla nostra storia e aiutarci a leggere con maggior consapevolezza e coscienza il nostro presente".
Nei giorni tra il 21 e il 27 gennaio, sarà riproposta l'iniziativa dei "Fazzoletti dei Deportati": saranno ancora molti (erano oltre 60 lo scorso anno, le adesioni stanno arrivando ugualmente numerose) i nostri commercianti che esporranno nelle vetrine dei propri negozi una poesia (quest'anno è stata scelta "C'è un paio di scarpette rosse") e il fazzoletto a righe con il triangolo rosso, triste ma significativo simbolo della deportazione.
Ogni anno, ANPI Cernusco ha anche sempre cercato di declinare la giornata della memoria partendo da un tema e da una sensibilità specifica. Questa edizione vedrà protagonista lo sport, con quelle storie di resistenza e sofferenza che hanno visto coinvolti in quegli anni numerosi sportivi. Un convegno ne parlerà sabato 25 gennaio, ore 15.00 in biblioteca a Cernusco, con l'allenatore e Presidente dell'Associazione Italiana Allenatori Renzo Ulivieri, lo storico Sergio Giuntini, il giornalista Lello Gurrado e Michele Papagna dell'Associazione Altropallone.
Abbiamo anche invitato le 7 Associazioni Calcistiche iscritte al registro delle Associazioni del Comune ad un semplice gesto di partecipazione e di testimonianza: nel weekend del 25 e 26 Gennaio, alcune loro squadre (probabilmente quelle che disputeranno partite casalinghe) scenderanno in campo guidate dai propri capitani con al collo il "Fazzoletto dei Deportati".
Non so ancora quali saranno le testimonianze che saranno raccontate nel convegno di sabato prossimo, ma personalmente proverò a cercarne un insegnamento per i nostri giorni. In questi anni di esperienza sportiva mi sono fortemente convinto che anche nello sport, anche nel calcio, come nella vita, ogni cambiamento nasce dai gesti concreti di ogni singolo giocatore, allenatore, genitore, dirigente, arbitro, guardalinee, tifoso,...che compie con diligenza, rispetto e passione il proprio ruolo. Nel nostro tempo, i gesti coraggiosi certamente non hanno i riflessi drammatici sulla vita delle persone come all'epoca di quei fatti, ma il coraggio di gesti quotidiani altruisti e responsabili fanno di noi e di chi ci sta vicino donne e uomini migliori.
C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
“Schulze Monaco”.
C’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buckenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’ eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono.
C’è un paio di scarpette rosse
a Buckenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.
Joice Lussu
Non so ancora quali saranno le testimonianze che saranno raccontate nel convegno di sabato prossimo, ma personalmente proverò a cercarne un insegnamento per i nostri giorni. In questi anni di esperienza sportiva mi sono fortemente convinto che anche nello sport, anche nel calcio, come nella vita, ogni cambiamento nasce dai gesti concreti di ogni singolo giocatore, allenatore, genitore, dirigente, arbitro, guardalinee, tifoso,...che compie con diligenza, rispetto e passione il proprio ruolo. Nel nostro tempo, i gesti coraggiosi certamente non hanno i riflessi drammatici sulla vita delle persone come all'epoca di quei fatti, ma il coraggio di gesti quotidiani altruisti e responsabili fanno di noi e di chi ci sta vicino donne e uomini migliori.
C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
“Schulze Monaco”.
C’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buckenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’ eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono.
C’è un paio di scarpette rosse
a Buckenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.
Joice Lussu
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