(Articolo inedito per Voca Amica Giugno 2014)
Complice il pranzo comunitario per la Festa patronale della Parrocchia di San Giuseppe Lavoratore, ero presente con altre 150 persone Domenica 4 Maggio ad accogliere all’Oratorio Paolo VI la squadra dell’ASO Cernusco di ritorno da Roma dopo aver partecipato alle finali nazionali della Junior Tim Cup 2013/14.
Complice il pranzo comunitario per la Festa patronale della Parrocchia di San Giuseppe Lavoratore, ero presente con altre 150 persone Domenica 4 Maggio ad accogliere all’Oratorio Paolo VI la squadra dell’ASO Cernusco di ritorno da Roma dopo aver partecipato alle finali nazionali della Junior Tim Cup 2013/14.
Era
questa la seconda edizione del torneo di calcio a 7 promosso da CSI, Lega Serie
A e TIM riservato a giovani under 14 che vedeva protagonisti gli oratori delle
15 città le cui squadre militano nella Serie A: 713 oratori, 10.000 ragazzi
coinvolti, oltre 4 mila partite disputate. Una manifestazione prestigiosa, con
tanto di finalissime da disputare allo Stadio Olimpico, proprio qualche ora
prima della finale di Coppa Italia.
L’umore
dei ragazzi e degli accompagnatori era un misto di gioia e di rammarico, di
orgoglio e di rimpianto perché il sogno della vittoria si era fermato a pochi
passi dalla finalissima, eliminati dai futuri campioni dell’oratorio San Giovanni Battista di Cassacco (Udine) ma con la consapevolezza di
aver partecipato a un’esperienza davvero unica. Nel bar dell’oratorio Paolo VI,
insieme a grandi applausi alla squadra, c’è stata l’occasione per fare qualche
domanda a Vincenzo, l’educatore-allenatore che ha guidato i ragazzi insieme a
Costabile, un genitore appassionato di calcio che una trentina di anni fa era
stato il portiere degli Esordienti del GSO Paolo VI campione provinciale CSI.
“La gioia di aver vissuto quattro
giorni insieme ai ragazzi è impagabile” ha raccontato al microfono Mister
Vincenzo. “Vivere la quotidianità con loro è stato bellissimo: svegliarli al
mattino, pranzare insieme, preparare le partite: solo noi e loro. Fantastico!
Rimane il sogno di giocare all’Olimpico: ma chi lo dice che non ci sarà
un’altra possibilità? Lo dico per davvero. E poi chi dice che non abbiamo
vinto? Siamo partiti con 12 ragazzi, in rappresentanza di due gruppi dell’ ASO…siamo
tornati da squadra! Adesso siete d’accordo con me quando dico che i campioni
siamo noi?”.
I ragazzi dell’ASO, insieme a tutte
le squadre finaliste, erano in tribuna all’Olimpico la sera della Finale di
Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina: è stata la sera di “Jenny a’ carogna”,
dei disordini prima della partita e dell’inno nazionale fischiato. “Qualche
ragazzo era inevitabilmente scosso” ha spiegato Vincenzo. “Non è stato un bel
momento, si respirava molta tensione. Dopo la partita io e Costabile abbiamo
avuto modo di riflettere con i ragazzi sull’accaduto e quando c’è confronto c’è
sempre crescita. Abbiamo provato a stimolarli e hanno recepito il messaggio:
quello non era sport. Il bello del calcio eravamo noi: tanti ragazzi, tanti
sogni, tanto entusiasmo. E’ questa la ricetta giusta per cancellare quelle
immagini”.
Agli allenatori come Vincenzo e
Costabile, come ai tanti volontari di tutte le associazioni che fanno vivere il
calcio e lo sport di base, è affidato il compito di continuare a educare
attraverso lo sport, allenamento dopo allenamento, partita dopo partita,
nonostante lo “sport dei grandi” renda spesso le cose decisamente più difficili.
“Si riparte sempre dalla voglia di fare sport e dal rispetto delle regole” ha
concluso Vincenzo. “E’ davvero bello quando lo sport è per tutti: a Roma l’ASO è
stato premiato dal CSI nazionale per aver sostenuto il Progetto Haiti, che ci
vede impegnati a costruire un campo da calcio i ragazzi e i giovani di quella
terra. Inoltre, in occasione della festa di fine anno sportivo, proprio i
ragazzi del 2000 giocheranno una partita di calcio integrato: una squadra mix
di atleti ASO e atleti con disabilià. Il calcio non è per pochi ma deve essere
e sarà sempre per tutti! Forza ASO!”.
Come ha detto di recente il Mister della Nazionale Italiana Cesare Prandelli, “la pratica sportiva è davvero un microcosmo della vita fatto di sacrifici, applicazione nel lavoro, rispetto delle regole, successi e delusioni. Ma è soprattutto un modo sano di intendere la vita, a prescindere dai risultati che ciascuno può ottenere”. E’ il sogno di uno sport vero, leale e di tutti.
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