Torno sul Tour de France per commentare la notizia della decisione delle TV tedesche di non trasmettere le ultime tappe della corsa alla luce del nuovo caso di doping (risale a giugno, i dati sono arrivati l'altro ieri) che ha coinvolto un ciclista tedesco.
E' forse il primo caso così appariscente di "rivolta" della tv rispetto al degrado dello sport. Non è un segno positivo, ma guardandolo bene forse lo è.
TV vuol dire notorietà, diffusione mondiale, sponsor, soldi, investimenti. I tre grandi sponsor tedeschi (T-Mobile, Milram e Gerolsteiner) investono complessivamente nel ciclismo qualcosa come 35/40 milioni di euro l'anno. Ne vale ancora la pena? certo si chiederanno. Spenta la TV, un fatto (anche sportivo) non esiste più.
Da qui il ciclismo può solo ripartire. Non so se altri corridori saranno fermati da qui alla fine della corsa. Credo però che non si possa cambiare un mondo in qualche mese. Gli organizzatori del Tour ci stanno provando, con una fermezza mai vista (se si pensa a tutti i nomi famosi lasciatai a casa...), prendendosi il rischio di un flop ma tentando di dare una sterzata ad un carrozzone lontano dallo sport vero.
Io credo che solamente la prossima generazione di ciclisti professionisti, lavorandoci con una seria opera di educazione sportiva fin da ora, potrà dare risultati.
Sono felice della scelta di Eurosport di continuare a garantire la copertura TV al Tour, se non altro per premiare questo sforzo.
Ermanno
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