Questa mattina, sotto una pioggia battente, si sono svolte anche a Cernusco sul Naviglio le celebrazioni del IV Novembre. Qui sotto il testo del mio discorso.
Rivolgo un caloroso saluto alle
autorità civili, militari e religiose presenti questa mattina, ai
rappresentanti delle Forze dell’Ordine, alle Associazioni d’Arma e ai cittadini
intervenuti per ricordare l’anniversario della vittoria della Prima Guerra
Mondiale e celebrare il Giorno dell’Unità Nazionale e la Giornata delle Forze
Armate.
Istituita nel 1919, questa festa
nazionale è l’unica ad aver attraversato decenni di storia italiana, per
presentarsi a noi, oggi, carica di memoria e di significato in un tempo come il
nostro alla ricerca di valori in cui riconoscerci e di una rinnovata coscienza
comune.
Terminata la Grande Guerra, anche
a Cernusco sul Naviglio il 4 Novembre 1919 si tenne la prima commemorazione,
con un corteo – raccontano le ricostruzioni storiche – preceduto dalla banda
che condusse la popolazione, munita di garofani rossi e palme, fino alle lapidi
dei 125 cernuschesi che avevano perso la vita tra combattimenti, prigionia e
ospedali.
La nostra città, come del resto tutte
le città italiane, pagò un prezzo altissimo e poiché la storia con la “esse
maiuscola” è in realtà fatta di tante storie personali, scorrere i cognomi di quei
caduti ci ricorda come il dramma della Prima Guerra Mondiale sia entrato nella
vita di tante famiglie cernuschesi: Agostoni, Alberti, Andreoni, Bonalumi, Brambilla,
Calderini, Cambiaghi, Canzi, Casiraghi, Cavenago, Cerizza, Colombo, Cucchi, Formenti,
Fumagalli, Galbiati, Galimberti, Ghezzi, Guzzi, Mapelli, Marchesi, Mariani, Mattavelli,
Melzi, Meroni, Nava, Oriani, Pastori, Perego, Pirola, Pollastri, Recalcati, Redaelli,
Rosci, Sala, Sangalli, Scirea, Sironi, Sirtori, Spinelli, Tornaghi, Tricella, Varisco,
Viganò, Villa, Zucchetti e molti, molti altri.
Sono i cognomi delle nostre famiglie, dei nostri vicini di casa, dei nostri
amici.
Tra di loro molti erano fanti, in
prima linea nei combattimenti; due erano giovanissimi, classe 1899, nemmeno
ventenni. Se oggi l’Italia vive unita un tempo fortunatamente di democrazia e
di pace lo deve al sacrificio di tanti giovani, anche cernuschesi, che un
secolo fa si sono battuti e hanno dato la propria vita per farcene dono.
“Coltivare
la memoria dei caduti – ha ricordato ieri il Presidente
della Repubblica Sergio Mattarella - significa
comprendere l'inestimabile ricchezza morale che ci hanno trasmesso e rappresenta, per tutti noi, lo stimolo più profondo ed autentico per adempiere ai nostri doveri di cittadini d'Italia e d'Europa, che credono nella solidarietà e nella convivenza pacifica fra i popoli".
Ecco allora che appare
profondamente significativa la presenza questa mattina del Consiglio delle
ragazze e dei ragazzi di Cernusco sul Naviglio: è stato emozionante e
fortemente simbolico il gesto di Carolina che ha deposto una rosa bianca ai
piedi del monumento eretto dai cernuschesi nel 1927 a ricordo di quei caduti e
con essi, nei decenni a seguire, di quelli di tutte le guerre. Un’attenzione riconoscente
e grata, quella delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi, che rafforza il
nostro essere una comunità che guarda al futuro ma che ben conosce il cammino
compiuto per giungere fino a qui.
A tutti noi voglio anche consegnare
l’immagine, evocata ieri durante le celebrazioni nazionali del IV Novembre a
Roma, della battaglia di Caporetto, che venne combattuta durante la prima
guerra mondiale tra il Regio Esercito Italiano e le forze Austro-Ungariche e
Tedesche. Iniziata nella notte del 24 Ottobre 1917, segnò quella che è
considerata la più grave disfatta nella storia dell’esercito italiano. Ma proprio da quella drammatica ritirata le
truppe italiane, credute moralmente distrutte e vinte, seppero
riorganizzarsi: opposero un’eroica resistenza nei dintorni del Monte Grappa, permettendo
così alla linea difensiva organizzata lungo il fiume Piave di resistere
all'offensiva nemica, primo e decisivo passo di riscossa verso la vittoria
finale.
E’ sempre il Presidente della
Repubblica Sergio Mattarella a ricordarci quello fu “un episodio estremamente doloroso per i
soldati e per le popolazioni coinvolte, a cui, tuttavia, l'Italia seppe reagire
con l'orgoglio e la determinazione di una giovane Nazione. Numerose furono, in
quei difficili giorni, le testimonianze di eroismo e di sacrificio dei nostri
soldati. Intere unità vennero chiamate a resistere fino all'estremo sacrificio.
Tanti di quegli eroi sono rimasti ignoti, ma a tutti loro e a quanti ci
donarono il compimento del disegno risorgimentale va la gratitudine del Paese”.
Non è dunque un caso che insieme
all’anniversario della fine della Grande Guerra e dell’Unità Nazionale, si
celebri oggi la Giornata delle Forze Armate.
Le campane a festa che anche
nella nostra città risuonarono in quel lunedì 4 Novembre 1918 per annunciare a
tutta la popolazione la conclusione delle ostilità ci ricordano che ogni ricordo
di guerra deve farci amare un futuro di pace.
Alla professionalità delle donne
e degli uomini delle nostre Forze Armate e alla loro quotidiana presenza tra la
gente è consegnata la sicurezza del Paese e il riconosciuto prezioso supporto
dell’Italia alla Comunità Internazionale in diverse situazioni
critiche nel Mondo: a loro va il nostro ringraziamento e il nostro saluto di
stima in questo giorno di ricordo e di festa.
Viva le Forze Armate,
viva la Repubblica, viva l'Italia.
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