domenica 5 novembre 2017

OGNI STORIA DI GUERRA CI FA AMARE UN FUTURO DI PACE


Questa mattina, sotto una pioggia battente, si sono svolte anche a Cernusco sul Naviglio le celebrazioni del IV Novembre. Qui sotto il testo del mio discorso.
 
Rivolgo un caloroso saluto alle autorità civili, militari e religiose presenti questa mattina, ai rappresentanti delle Forze dell’Ordine, alle Associazioni d’Arma e ai cittadini intervenuti per ricordare l’anniversario della vittoria della Prima Guerra Mondiale e celebrare il Giorno dell’Unità Nazionale e la Giornata delle Forze Armate.
Istituita nel 1919, questa festa nazionale è l’unica ad aver attraversato decenni di storia italiana, per presentarsi a noi, oggi, carica di memoria e di significato in un tempo come il nostro alla ricerca di valori in cui riconoscerci e di una rinnovata coscienza comune.
Terminata la Grande Guerra, anche a Cernusco sul Naviglio il 4 Novembre 1919 si tenne la prima commemorazione, con un corteo – raccontano le ricostruzioni storiche – preceduto dalla banda che condusse la popolazione, munita di garofani rossi e palme, fino alle lapidi dei 125 cernuschesi che avevano perso la vita tra combattimenti, prigionia e ospedali.
La nostra città, come del resto tutte le città italiane, pagò un prezzo altissimo e poiché la storia con la “esse maiuscola” è in realtà fatta di tante storie personali, scorrere i cognomi di quei caduti ci ricorda come il dramma della Prima Guerra Mondiale sia entrato nella vita di tante famiglie cernuschesi: Agostoni, Alberti, Andreoni, Bonalumi, Brambilla, Calderini, Cambiaghi, Canzi, Casiraghi, Cavenago, Cerizza, Colombo, Cucchi, Formenti, Fumagalli, Galbiati, Galimberti, Ghezzi, Guzzi, Mapelli, Marchesi, Mariani, Mattavelli, Melzi, Meroni, Nava, Oriani, Pastori, Perego, Pirola, Pollastri, Recalcati, Redaelli, Rosci, Sala, Sangalli, Scirea, Sironi, Sirtori, Spinelli, Tornaghi, Tricella, Varisco, Viganò, Villa, Zucchetti  e molti, molti altri.
Sono i cognomi delle nostre famiglie, dei nostri vicini di casa, dei nostri amici.
Tra di loro molti erano fanti, in prima linea nei combattimenti; due erano giovanissimi, classe 1899, nemmeno ventenni. Se oggi l’Italia vive unita un tempo fortunatamente di democrazia e di pace lo deve al sacrificio di tanti giovani, anche cernuschesi, che un secolo fa si sono battuti e hanno dato la propria vita per farcene dono.
“Coltivare la memoria dei caduti – ha ricordato ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella - significa comprendere l'inestimabile ricchezza morale che ci hanno trasmesso e rappresenta, per tutti noi, lo stimolo più profondo ed autentico per adempiere ai nostri doveri di cittadini d'Italia e d'Europa, che credono nella solidarietà e nella convivenza pacifica fra i popoli". 
Ecco allora che appare profondamente significativa la presenza questa mattina del Consiglio delle ragazze e dei ragazzi di Cernusco sul Naviglio: è stato emozionante e fortemente simbolico il gesto di Carolina che ha deposto una rosa bianca ai piedi del monumento eretto dai cernuschesi nel 1927 a ricordo di quei caduti e con essi, nei decenni a seguire, di quelli di tutte le guerre. Un’attenzione riconoscente e grata, quella delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi, che rafforza il nostro essere una comunità che guarda al futuro ma che ben conosce il cammino compiuto per giungere fino a qui.
 
A tutti noi voglio anche consegnare l’immagine, evocata ieri durante le celebrazioni nazionali del IV Novembre a Roma, della battaglia di Caporetto, che venne combattuta durante la prima guerra mondiale tra il Regio Esercito Italiano e le forze Austro-Ungariche e Tedesche. Iniziata nella notte del 24 Ottobre 1917, segnò quella che è considerata la più grave disfatta nella storia dell’esercito italiano. Ma proprio da quella drammatica ritirata le truppe italiane, credute moralmente distrutte e vinte, seppero riorganizzarsi: opposero un’eroica resistenza nei dintorni del Monte Grappa, permettendo così alla linea difensiva organizzata lungo il fiume Piave di resistere all'offensiva nemica, primo e decisivo passo di riscossa verso la vittoria finale.
E’ sempre il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a ricordarci quello fu un episodio estremamente doloroso per i soldati e per le popolazioni coinvolte, a cui, tuttavia, l'Italia seppe reagire con l'orgoglio e la determinazione di una giovane Nazione. Numerose furono, in quei difficili giorni, le testimonianze di eroismo e di sacrificio dei nostri soldati. Intere unità vennero chiamate a resistere fino all'estremo sacrificio. Tanti di quegli eroi sono rimasti ignoti, ma a tutti loro e a quanti ci donarono il compimento del disegno risorgimentale va la gratitudine del Paese”.
Non è dunque un caso che insieme all’anniversario della fine della Grande Guerra e dell’Unità Nazionale, si celebri oggi la Giornata delle Forze Armate.
Le campane a festa che anche nella nostra città risuonarono in quel lunedì 4 Novembre 1918 per annunciare a tutta la popolazione la conclusione delle ostilità ci ricordano che ogni ricordo di guerra deve farci amare un futuro di pace.
Alla professionalità delle donne e degli uomini delle nostre Forze Armate e alla loro quotidiana presenza tra la gente è consegnata la sicurezza del Paese e il riconosciuto prezioso supporto dell’Italia alla Comunità Internazionale in diverse situazioni critiche nel Mondo: a loro va il nostro ringraziamento e il nostro saluto di stima in questo giorno di ricordo e di festa.
Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva l'Italia. 

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