In questi giorni di organizzazione sportiva, di partenza di una nuova stagione, qui al GSO è sorto il problema - l'opportunità - la volontà (a seconda dei punti di vista) di organizzare una squadra per gli adolescenti, definiti dal loro vecchio allenatore "vivaci ma tenaci". Pochi risultati sportivi, ma grande "passione" (a volte troppa) in campo. Erano in 10 sabato scorso, forse 11/12 ieri sera, probabilmente 14/15 domani. Se così fosse - benchè al limite - si parte.
Li ho visti anche ieri sera gli adolescenti di questa squadra: erano lì fuori/dentro l'oratorio a cazzeggiare, a discutere su quale casino combinare in un quartiere, porca miseria, che non ha nemmeno un punto di aggregazione, un bar, niente.
Mi sono fermato a parlare con alcuni di loro, non c'è una confidenza particolare, ma ci conosciamo da anni, da anni giocano al GSO. Uno mi raccontava che studia ma ha anche inziato a lavorare, ad imparare un mestiere, perchè a 16 anni incominci a chiedertelo cosa vorrai fare nella vita e non puoi solo cazzeggiare e giocare a pallone. Un altro dubbioso se giocare o meno, calcio a 7 o a 11, boh, vedo cosa faranno gli altri, quei punti interrogativi normali per quell'età.
Mi chiedo: il GSO è l'unica realtà sportivo/calcistica organizzata della zona (cittadina e non) aperta a questo tipo di azione educativa/preventiva o ne esistono altre?
Se così non fosse, è accettabile che gli impianti pubblici siano destinati a realtà associazionistiche votate solo all'eccellenza sportiva, alienando così la funzione dello sport di essere strumento di attenzione anche per i ragazzi più complicati? E' giusto che un ente pubblico destini i propri impianti sportivi principali ad associazioni che pongono barriere d'ingresso ad atleti meno capaci senza pensare insieme ad azioni coordinate verso fasce sociali - esempio gli adolescenti - umanamente più fragili? Pongo queste domande con intento costruttivo, al termine di giornate umanamente difficili come dirigente sportivo, piene di discussioni e interrogativi, nella certezza che uno sport educativo, vero e di tutti sia un valore condiviso da chi opera nello sport.
2 commenti:
Giusta riflessione Ermanno. Veniamo, come famiglia da una esperienza sportiva del mio figlio maggiore dove a prevalere è stato l'agonismo ( livelli quasi nazionali! ) a discapito dell'educazione sportiva dei ragazzi (15enni) . Oltretutto in questa società sportiva cernuschese, che utilizza strutture cernuschesi e si fregia del nome di Cernusco, ospita tra le sue file solo uno o due ( su una quindicina) ragazzi della nostra città. Ha senso tutto ciò? Forse è un punto da portare in discussione nella Consulta dello Sport.
Poi vedo le manifestazioni come quella di ieri al c.s. don Gnocchi ( ve beh, mio figlio non è che fosse entusiasta, ma deve fare rodaggio) , e mi consolo un po'.
P.S.
Ho commentato sullo stesso tema anche qui: http://appuntievirgole.blogspot.com/2008/09/c-sport-e-sport.html
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