Dimenticavo, domenica scorsa ho fatto il Passo della Valcava... da Torre de' Busi.
Partendo da casa e tornandoci dalla Valle Imagna fanno 120 km...
Perché farla? La spiegazione più bella che ho trovato in internet è questa (copyright: Gabriele Bugada):
"Le gambe di Fignon l'han portato due volte in cima al podio di Parigi: su questi gradini, invece, nel 1988 cedettero. Fignon aveva vinto la Sanremo, quell'anno: e avrebbe raddoppiato la vittoria nel successivo, in cui conquistò anche il Giro d'Italia. Fignon aveva schiacciato due volte sotto ai piedi i 2000 metri di La Plagne. Ma il Giro di Lombardia che su queste rampe schiacciò a terra lui, Fignon non lo vinse mai. Che rumore fanno due Tour quando mettono il piede a terra? Che impronta lasciano, indelebile, tra le buche e le crepe, e nella memoria?
Mottet non vide Fignon, perché era già davanti, lontano, fuggito dalle fauci d'asfalto scabro per andare a vincere per distacco dopo più di 100km: perché questa è un'ascesa che decide la gara a cento chilometri dall'arrivo. Mottet, l'anno dopo, tradito dalla strada, indebolito da una caduta nei primi km forse - disse -, non riuscì a fuggire a quei morsi che ti afferrano le gambe, a quell'onda grigia e ghiaiosa che diventa la salita impennata, impenetrabile, impossibile. Quell'onda lo scalzò di sella, e anche lui che l'anno prima l'aveva domata fu rovesciato a terra dalla strada: abbandonati i pedali, aggrappato alla bici come un naufrago.
La salita poté resistere solo un anno ancora, sdentata, affondata nella pianura che digradava verso Monza. Ma era ancora troppo: e sparì dalle rotte dei professionisti.
Eppure è ancora in agguato. Il fondo rugoso, di grana grossa. I lunghi chilometri silenziosi nel bosco, in attesa: e poi quella curva a destra come un lampo di tagliola, quella morsa allo stomaco prima che ai polpacci. E poi Fignon, Mottet, e tanti altri, sconosciuti, che ti guardano: e ti aspettano lì, a bordo strada, fermi, la bici a mano - il piede a terra".
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