venerdì 19 settembre 2008

FAIR PLAY, PLEASE

Ha un certo spazio sui giornali di oggi la notizia per cui la Football Association, la federazione calcio inglese, ha vietato la pubblicazione dei risultati e delle sconfitte per tutti i campionati in cui giocano bambini al di sotto di 11 anni. Il motivo? "Al di sotto degli undici di anni non possono sentire lo stress da competizione".
In realtà il provvedimento è stato preso a seguito delle polemiche esplose nella regione di Cambridge a seguito della vittoria del Priory Parkside, una squadra dove giocano bambini al di sotto dei 9 anni, quando l'allenatore, avendo vinto il torneo, ha regalato ai suoi giocatori una coppa e li ha immortalati in una fotografia che è poi uscita sul giornale locale. Per questo fatto è stato multato ed ha lasciato la guida della squadra. "E' molto frustrante giocare a calcio con una regola simile" ha dichiarato. La norma in pratica permette che i "pulcini" possano abbracciarsi ed esultare al termine della partita e permette anche la possibilità di tenere il conto da parte di allenatori e parenti delle partite vinte ma vieta la pubblicazione dei risultati e atteggiamenti che dimostrino l'ossessione della vittoria.

Il CSI di Milano - e quindi anche il GSO - ha introdotto questa norma da almeno 5-6 anni, certo con alterne interpretazioni da parte degli addetti ai lavori.
Sono convinto che, al di là della regola, l'approccio troppo agonistico o meno ad una partita da parte di bambini piccoli è dettato dall'allenatore: lui - in compartecipazione con i genitori, che possono sostenere il suo compito o renderglielo difficilissimo - è il primo custode di questo aspetto educativo.

Interessante questo commento che ho colto su Blogosfere da parte di Valentina:
"Ma è davvero possibile "regolare" con una norma la voglia di vincere? Si può condividere il fatto che il calcio a quell'età dev'essere considerato un gioco per i bambini e non vissuto con troppa competizione, ma se viene chiesto a questi bambini di impegnarsi e fare del loro meglio, che male c'è a premiare quest'impegno? Sicuramente il successo della diffusissima passione per il calcio tra i piccoli può essere l'occasione per educare gli "uomini di domani" ai valori del rispetto e della lealtà, ma sta nell'allenatore la capacità di trasmetterli, magari utilizzando la regola dell'"equal time" diffusa in molti tornei di pulcini, dove gli allenatori a turno devono far giocare tutti, senza lasciare nessuno in panchina".

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bella l'iniziativa del csi e inghilterra che dir si voglia. Questa regola nasce dal desiderio di provare a giocare e vivere senza lo stress da risultato. Non sapendolo fare come adulti, la imponiamo cosi ai bambini. A quando il tempo in cui torneremo tutti bambini? Ciao. Claudio